Prostitute legalizzate per pagare tasse e iscriversi all'Inps

La proposta di legge illustrata da Codacons e dall'associazione radicale Certi Diritti

L'obiettivo è rendere il "mestiere più antico del mondo" un lavoro come un altro, con diritti e doveri. E soprattutto tutele ma anche l'obbligo di versare il dovuto al Fisco. Ai Comuni, invece, la possibilità di individuare le zone vietate.

Avellino.  

Prostitute legalizzate per trasformarsi in “lavoratrici del sesso” e pagare le tasse come ogni altro contribuente in Italia. Dovrebbe essere fissato presto anche in Campania l’appuntamento per illustrare il disegno di legge elaborata dal “Comitato per i diritti civili delle prostitute” insieme al Codacons e all’Associazione radicale Certi Diritti per regolamentare l’esercizio del lavoro sessuale. La proposta è stata presentata ieri presso la sede romana dei Radicali Italiani.

«Si tratta di una ipotesi normativa - hanno spiegato i promotori - che si concentra sul concetto di lavoro e presuppone diritti e doveri, come per qualsiasi altra categoria». Lo spunto è venuto dopo le recenti ed esose richieste dell’Agenzia delle Entrate nei confronti di alcune escort. Ovviamente, al di là della scontata maggiore sicurezza nella quale verrebbe ad essere svolto il “mestiere più antico del mondo”, per il Fisco italiano ci sarebbe un ricco gettito di tasse. Del resto, da stime effettuate pare che il “settore” generi un giro di affari di 3,6 miliardi di euro all’anno.

Da qui la proposta che definisce la prostituzione come “attività di prestazione sessuale o erotica dietro pagamento di un corrispettivo”. E ne regolamenta la pratica, riservandola solo a persone maggiorenni, nei confronti di chi ha compiuto i 18 anni. Il tutto oggetto di dichiarazione dei redditi e di iscrizione obbligatoria all’Inps e all’Inail se l’attività è svolta in modo continuativo. Mentre ai Comuni è demandata l’individuazione delle zone dove non è consentito il “lavoro sessuale”.

Alessandro Calabrese