Primo maggio colorato tra integrazione ed emergenza lavoro

Corteo in città. Dal palco di via Verdi bordate a Regione e Governo

Avellino.  

È un corteo colorato e multirazziale quello che stamattina ha attraversato le principali strade di Avellino. L'emergenza lavoro e integrazione i temi scelti da Cgil e Uil per celebrare la giornata del primo maggio e del non lavoro, come ha ricordato dal palco il segretario della Cgil irpina Vincenzo Petruzziello. All'appuntamento il sindacato è arrivato diviso. La Cisl ha scelto Benevento.

Una divisione, l'ennesima, che indebolisce il sindacato nei confronti di politica e istituzioni ma, soprattutto, verso i lavoratori. «Su certe tematiche sarebbe il caso di restare uniti e remare tutti dalla stessa parte», ammonisce il segretario della Uilm Nino Altieri. «I numeri del lavoro in provincia sono drammatici, il mio pensiero va a chi è in mobilità e, tra quattro o cinque mesi, resterà senza alcun sussidio». Più fatalista sulla divisione il segretario della Fiom Sergio Scarpa. «E' tempo che i lavoratori ed i cittadini capiscano che ci sono diversi modi di fare sindacato. Noi, come Fiom, siamo da tempo divisi da Uilm e Fim. Certo, non è un bel segnale verso i lavoratori, ma come sindacato non ci stancheremo mai di portare avanti le nostre battaglie per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori».

In corteo c'erano anche la consigliera regionale Rosetta D'Amelio ed il coordinatore di Sel Raffaele Aurisicchio. Dietro la musica, i balli ed i colori dei tanti stranieri in città, ecco spuntare le tante vertenze della provincia da tempo in attesa di una soluzione. Punta il dito contro la Regione e il governo il segretario della Uil Luigi Simeone. «Siamo stanchi di ascoltare promesse e proclami. Renzi venga in Irpinia a vedere come siamo davvero messi. Così come Caldoro e Martusciello dovrebbero farsi in giro in Irpinia per capire il nulla che ha prodotto l'accelerazione della spesa comunitaria. La nostra provincia è ferma». La manifestazione si è conclusa in via Verdi con il comizio aperto da un ragazzo del Nepal. Poi spazio ai lavoratori e le storie di una crisi infinita.

Marco Grasso