Donne infuriate: abbiamo lottato e il sindacalista si vanta

Sono la madri, mogli e figlie degli operai ex Irisbus. Ricordano gli anni della dura vertenza.

«Quei giorni ci hanno ignorato e ora che abbiamo vinto vengono a fare le grigliate davanti ai cancelli»

Flumeri.  

«Siamo state giorno e notte davanti a quella fabbrica. Siamo andate in giro a chiedere aiuto, a fare battaglie. Ora non consentiamo a nessuno di prendersi beffe di noi». E' la rabbia delle donne. «Delle mogli, madri e figlie di tanti operai che nel 2011 hanno lottato per difendere il proprio posto di lavoro».

Il riferimento è alla madre di tutte le vertenze (per l'Irpinia), quella della Irisbus di Flumeri. Risolta positivamente dopo anni di duri confronti: la fabbrica riaprirà i battenti nei prossimi giorni come Industria Italiana Autobus. Trecento posti di lavoro salvi.

Le donne puntano l'indice contro il sindacalista della Fismic (probabilmente Giuseppe Zaolino, che ieri nel corso della trasmissione Parliamone un po' – in onda su OttoChannel, canale 696 del digitale terrestre -, aveva espresso la sua soddisfazione per l'imminente riapertura dell'azienda).

«Siamo mogli, madri, figlie di tanti operai che hanno lottato per difendere quel posto di lavoro. Siamo state notte e giorno davanti a quella fabbrica (il riferimento è alle lunghe proteste del 2011 ndr). Abbiamo cucinato per tutti e siamo andate in giro a chiedere aiuto per sostenere la battaglia. Andavamo nelle campagne, dai contadini, a chiedere verdura e ortaggi. A distanza di anni li vogliamo ringraziare tutti, quei contadini, per la loro disponibilità. Perché oggi più che mai, siamo consapevoli che senza quella cucina di campo, montata fuori dalla fabbrica, la battaglia si sarebbe smorzata in un batter d'occhio. Il sindacalista in questione non si è mai visto. Nè lui, né i suoi delegati. Non si sono mai degnati di donare nemmeno un chilo di pane. Oggi invece fanno gli smargiassi con le grigliate davanti a quei cancelli».

«State offendendo – continuano le donne – la nostra dignità e quella dei nostri familiari. Non si costruisce un futuro con le pagliacciate. Voi non potrete mai capire quello che abbiamo passato. Le angosce dei nostri cari ci hanno cambiato la vita e voi vi prendete gioco di noi e di loro».

«Il rispetto – continuano – va cercato nell'umiltà. Nessuno ha bisogno di questi venditori ambulanti. Non abbiamo dimenticato quei lunghi mesi. E speriamo che non lo dimentichino quelli che dovranno ritornare a lavorare dentro la fabbrica. Una fabbrica che, anche grazie a noi, ha riaperto i cancelli. Vogliamo rivedere negli sguardi dei nostri padri, mariti e figli, la dignità riconquistata. La meritano loro come la meritiamo noi. Perché nei loro sguardi ci sarà anche quello che noi siamo state».

Un attacco durissimo. Anche se – dobbiamo dirlo – nel corso della trasmissione, il sindacalista non si è assunto meriti particolari, ma ha solo manifestato la soddisfazione per la chiusura positiva della vertenza. In merito alle grigliate, francamente non sappiamo.

Ma la lettera delle donne, oltre a contenere quell'attacco, ci consente di ripercorrere quella durissima stagione di lotta. Caratterizzata proprio dalla loro costante presenza. La loro forza, il loro coraggio, la loro determinazione, è stata fondamentale. E ha consentito di scongiurare l'ennesimo fallimento dell'industria in Irpinia. I cancelli si riaprono tra qualche giorno. Sei anni dopo. E con importanti prospettive di crescita. Forse l'attesa e la sofferenza inizieranno a colorarsi di speranza.