Ambiente e futuro, non si può più aspettare

Le parole della Camusso, il buon senso, e 40 anni di scelte sbagliate

Avellino.  

Che la questione ambiente in Irpinia e Sannio sia centrale per qualsiasi discorso sul futuro delle cosiddette zone interne lo ha ricordato ieri – e in modo netto – anche il segretario nazionale della Cgil, Susanna Camusso, in due distinti incontri a Benevento e Avellino. Non è una novità, certo. Ma quelle parole hanno reso ancora più vetusti gli slogan che hanno riecheggiato per venti anni dopo il terremoto e che sancivano l'importanza fondamentale, irrinunciabile della “industrializzazione”. Quel progetto, che avrebbe dovuto garantire “lo sviluppo delle aree interne”, è fallito lasciando sul campo aree industriali dismesse, capannoni famtasma, migliaia di disoccupati, la ripresa dell'emigrazione e un ricco patrimonio agricolo a pezzi. Venti anni buttati via, insieme a miliardi di lire, per inseguire il sogno di trasformare l'Irpinia e il Sannio in una novella Brianza.

 

Inutile oggi soffermarsi sui motivi che hanno generato quelle scelte. Forse all'epoca – in piena crescita economica – industria e sviluppo sembravano rappresentare l'unica equazione possibile. O almeno la più credibile. Che la strada fosse sbagliata è stato evidente già all'inizio del nuovo millennio, quando nelle aree industriali nate tra proclami e promesse si sarebbero potuti girare film post apocalittici a basso costo. Da allora a oggi però si è solo perso tempo. Colpa anche di politica e istituzioni, che hanno venduto parole al vento, incapaci non solo di costruire progetti veri, ma anche – e soprattutto – di avere una visione del futuro. E così abbiamo ascoltato chiacchiere alla rinfusa dove si mescolavano sviluppo, turismo, lavoro giovani, ambiente. Shakerate alla meglio e servite in prossimità di ogni campagna elettorale. Anche oggi, quando il tradizionale sistema delle clientele è stato polverizzato dalla crisi: nessun politico è in grado di garantire posti di lavoro.

 

E quindi: scelte sbagliate dopo il terremoto e gli anni successivi sprecati a inseguire il vuoto. Ora da queste macerie bisogna ripartire.

 

La Camusso ha parlato di ambiente, agricoltura (e infrastrutture per l'agricoltura). Di giovani che dovrebbero reinventarsi “perchè non c'è futuro per una terra dove la gente pensa di andar via”. E di petrolio. Per confermare che è davvero sconcertante che qualcuno possa immaginare di trasformare Irpinia e Sannio in una nuova Arabia Saudita. Il petrolio non c'è. E se c'è è poco e di pessima qualità. E quando si trova porta inquinamento e devastazione.

 

Ora, le parole del segretario della Cgil ci sono sembrate di semplice buon senso. Ma il buon senso quasi sempre non basta. Soprattutto in politica, quando ci sono altri interessi a dettare le scelte. Eppure puntare su ambiente, agricoltura, turismo e una fitta rete di piccole e medie imprese (aperte all'innovazione trecnologica), per far riprendere a Irpinia e Sannio un cammino quasi fermo da decenni, sembra quasi ovvio. Il punto è che non basta continuare a parlarne. Come già sta iniziando ad accadere, associazioni, imprenditori, giovani con coraggio e idee e amministratori locali avranno il compito di imporre dal basso il buon senso. Ormai sanno tutti – e questa è un'altra ovvietà – che non è più il tempo dell'attesa.

Luciano Trapanese