L'Irpinia e la ferrovia dei silenzi

Forgione, ringrazia a nome del popolo paternese, Mitrione, Info Irpinia e Capossela

“La ferrovia non è solo parte della storia di questa provincia ma deve essere anche volano per l'economia dei piccoli borghi"

Paternopoli.  

“I  cittadini di Paternopoli  porgono i più sinceri ringraziamenti a Pietro Mitrione, ad Info Irpinia, all'artista Vinicio Capossela e a quanti  in questi anni  hanno combattuto affinchè la tratta ferroviaria Avellino - Rocchetta  riaprisse. Senza di loro sarebbe morta anche nella memoria degli irpini.” Lo scrive Andrea Forgione, segretario circolo Pd Angelo Vassallo di Paternopoli.

“La ferrovia  non è solo parte della storia di questa provincia ma deve essere anche volano per l'economia dei piccoli borghi. Qualcosa sembra muoversi dopo il breve viaggio del treno per lo Sponz Festival, ma ognuno deve fare la sua parte. Con questo spirito i paternesi si incontreranno il 12 ottobre presso l'osteria “La Petra” , lungo le anse del fiume Calore, a ridosso dei binari della ferrovia, per gustare la storica maccaronara , innaffiata dal potente e fruttato aglianico  che matura al sole dell'Irpinia. Forse la soluzione prospettata di fare della ferrovia dei silenzi uno strumento  per vivere la struggente bellezza della terra dei guerrieri Irpini , fra paesaggi ed enogastronomia, fra poesia e magia, a noi sembra quella piu' praticabile ed auspicabile. L'appuntamento e' dunque per  mercoledì 12 ottobre alle ore 20,00. Nel frattempo ecco pochi versi per raccontare la bellezza e la poesia di una terra fragile e straordinaria e della sua magica ferrovia.

Il treno dei silenzi: (Poesia di Andrea Forgione)

E' questo il treno dei silenzi.

La macchina dei sensi.

Dove i baci diventano eroi.

Rumore di velocita' inafferrabile.

Fischio  lento  a passo d'uomo.

Serpente  fra fiori di ginestre,

origano e stramonio.

Sfugge rincorso.

In alto spicchi di umanità,

 nell'incanto della solitudine.

Insegue il fiume.

Lo accarezza.

Si perde.

Lo attraversa.

Sul suo metallo , dal fondo dei carri,  

giunse il grano dai paesi senza nome.

Ubriaco di uve e di vino  sul binario sostò.

Di bestiame e donne con cesti ammassato.

Valige di sogni,  frittate di bambini.

Stazioni mendiche,

come insegne appena illuminate.

Dove duole ciò che si apprende,

addormentandosi al finestrino.

E' stato viaggio.

Per altri fu mani,

congedo, esilio, ritorno.

Ma in tutto il tempo, sospeso.

Fino a diventare esistenza.

Oblio.

E il bisogno improvviso  di essere passeggeri soli.

Qualunque sguardo o nome,

solo passeggeri.

Ancora un viaggio da fare.

Ora che ho imparato a godere.  

Sul treno dei sensi.

La ferrovia  dei silenzi.

Non dimenticarmi.

Attendimi.

Redazione Av