La vicesegretaria comunale ricorre al giudice del lavoro

Katia Bocchino ha impugnato il decreto con cui è stata demansionata dal sindaco Spagnuolo

Atripalda.  

Ormai è guerra a colpi di carte bollate. Ricorsi, impugnazioni, contestazioni e sentenze si sovrappongono e gonfiano cartelle e cancellerie, con fatti nuovi che si sommano a vecchi. Dopo il ricorso d’urgenza presentato dall’ex comandante della Polizia municipale, tenente Domenico Giannetta, anche la vicesegretaria Katia Bocchino ha impugnato, attraverso il proprio legale Aniello Govetosa, dinanzi alla sezione Lavoro del Tribunale di Avellino il decreto col quale il 1° dicembre scorso il sindaco Spagnuolo le ha tolto ogni mansione tranne quella di vicesegretaria. A questo punto spetterà ad un giudice stabilire se il primo cittadino poteva agire come ha agito, mentre ancora si attende la pronuncia del giudice Marianna Mariconda sul ricorso d’urgenza presentato dal tenente Giannetta e discusso ormai il 13 gennaio scorso, occasione in cui emersero, seppure sommariamente, le ragioni per cui il rapporto fra filo sindaco Spagnuolo e l’ex comandante si era definitivamente compromesso. Al punto che, anche nei giorni scorsi, il tenente Giannetta è stato destinatario di alcune formali contestazioni inviategli dalla segretaria generale Clara Curto per conto del sindaco. In particolare, all’ex comandante è stata contestata la partecipazione non autorizzata ad un convegno in cui veniva presentato, almeno dalle locandine, come il comandante della Polizia municipale di Atripalda. Un “abuso di titolo” che il tenente Giannetta ha spiegato dichiarando che la sua targhetta sul banco dei relatori conteneva la dicitura esatta, che chi aveva preparato la locandina evidentemente non era a conoscenza del “declassamento” (anche il sito internet del Comune non è stato ancora aggiornato) e che l’autorizzazione non era necessaria. In ogni caso, il clima è questo.

Intanto, seppure senza consegnare particolari sviluppi, la vicenda dei quattro dipendenti comunali indagati per truffa continua a rappresentare il principale argomento di discussione quantomeno negli ambienti comunali. Quasi certamente gli interessati, attraverso i propri legali, a cui se ne aggiungeranno altri con specifiche competenze in diritto del lavoro, impugneranno il decreto sindacale di sospensione dal lavoro con decurtazione di metà dello stipendio mentre, al contempo, non sembra del tutto escluso che un’analoga misura restrittiva possa essere assunta anche dall’autorità giudiziaria. In questi giorni, infine, è previsto la discussione del ricorso rispetto al sequestro dei beni e dei documenti cartacei e digitali prelevati dagli inquirenti nelle abitazioni di due dei quattro indagati, in particolare appunti e supporti che non sarebbero direttamente collegabili con l’inchiesta in atto.