Frastornati è dire poco, i cittadini atripaldesi sono confusi, disorientati, indignati per quanto accaduto e sta ancora accadendo al Comune di Atripalda. I siti ma soprattutto i social sono invasi da commenti che accompagnano ogni aggiornamento che restituisce la cronaca, quasi tutti di condanna, senza appello. Al punto che riesce difficile per tutti credere che dopo ciò che si è saputo, i quattro dipendenti indagati, dei quali continuano ad omettere i nomi semplicemente per evitare ogni forma di accanimento mediatico seppure comprendiamo il diritto dei cittadini ad essere informati e dei colleghi ad essere tutelati, siano stati “solo” sospesi dal lavoro continuando a percepire la metà dello stipendio standosene comodamente a casa. In ogni caso Atripalda non aveva mai vissuto nulla di simile. Tantomeno nell’era dei social network che consentono a tutti di esprimere la propria opinione. «Non credo sia giusto - scrive più o meno così una commentatrice - che queste persone continuino a lavorare per il Comune di Atripalda, dovrebbero essere licenziate oppure avere loro stesse il coraggio di farlo. Sarebbe l’unica maniera, aldilà della restituzione del denaro, per farsi davvero perdonare dagli atripaldesi, ovvero dalle persone che sono state derubate». «Il sindaco è stato grande - posta un’altra cittadina - ha avuto il coraggio di denunciare il malaffare che si annidava nel palazzo di città. Il resto sono solo chiacchiere». «Strano che arrivino ad accorgerci dopo tanti anni - scrive qualcuno - che alcuni dipendenti si gonfiavano le buste paga e nessuno si accorge che c’è un’impalcatura da due anni piazzata davanti al Municipio che costa mille euro al mese, che le strutture sportive fanno pena, che il commercio sta morendo, che i giovani non hanno un lavoro?». «Avete letto cosa ha dichiarato l’assessore Landi - rilancia la rete -? “Abbiamo risparmiato 20mila euro in un anno semplicemente rendendo nominativi i buoni pasto”: qualcuno vuole spiegare cosa significa questa frase?». Ovviamente finora nessuno lo ha fatto, ma la dichiarazione dell’assessore alle finanze non è passata affatto inosservata… «Il sindaco è stato bravo - rinforza il concetto qualche altro -, ma possibile che nessuno si sia accorto di nulla? I dirigenti, i revisori, chi era preposto al controllo?». «Adesso interverranno i sindacati - prevede un altro - che si faranno in quattro per difenderli». «Il sindaco, oltre a denunciare - sposta il tiro un commentatore -, dovrebbe difendere i dipendenti seri e onesti perché finora non si è capito bene chi lo è e chi non lo è». E ancora: «L’indagine si dovrebbe estendere anche al passato e a tutti i settori del comune - immagina un’altra persone - perché se c’è qualcuno che ha giocato coi soldi degli atripaldesi abbiamo il diritto di saperlo». Si potrebbe andare avanti all’infinito. Le condivisioni sui social spostano le discussioni da una parte all’altra della rete, della città, abbattendo barriere, senza filtro. Se fino a qualche anno fa era la politica a farsi carico anche di interpretare il comune sentire per provare magari a tradurlo in comportamenti e provvedimenti, oggi la politica e chi la fa sono letteralmente sopraffatti, quasi zittiti dalla rete. Ogni parola è già stata detta, compreso il suo contrario. Il sindaco Spagnuolo fino a questo momento ha preferito non aggiungere nulla alle dichiarazioni rese nelle prime ore, rinunciando ad apparizioni televisive e conferenze stampa che sarebbero potute servire, non a svelare particolari oggetto d’indagine, ma solo a parlare alla sua città. Una città in ginocchio.
Truffa al Comune, la città s’indigna
Dopo il caso delle buste paga gonfiate i siti ed i social sono invasi da duri commenti
Atripalda.