«Maglificio e clan, vogliamo garanzie dallo Stato»

Le preoccupazioni di Pasqualino Capoluogo, presidente della coop che opera nell'ex villa Graziano

Quindici.  

«Alle intimidazioni dei camorristi noi rispondiamo con il lavoro». Pasqualino Capoluongo è il presidente della Oasi Project, la cooperativa sociale a cui è stata affidata l’attuazione del progetto di riconversione funzionale dell’ex villa bunker dei Graziano confiscata dallo Stato. Quella che, proprio in questi giorni, sta portando avanti, presso gli uffici della Prefettura di Avellino, le selezioni del personale che dovrà essere impiegato nel maglificio ribattezzato “100 Quindici Passi”.

Capoluongo ci ha messo la faccia e continua a farlo poiché crede nel risveglio delle coscienze e nella legalità. E’ per tali ragioni che, a distanza di qualche giorno dall’attentato alla Tredil, ha deciso di far sentire la sua voce, per spronare la cittadinanza e le Istituzioni locali a non arrendersi dinanzi alle minacce dei clan. «Continuiamo nel nostro lavoro e non indietreggiamo di un solo millimetro», afferma Capoluogo che tenta di dare una spiegazione alla recrudescenza criminale sul territorio. «Ho la mia idea: i clan stanno approfittando del vuoto amministrativo venutosi a creare a Quindici dopo la sfiducia al sindaco Santaniello», sostiene il presidente della Oasi Project.

Capoluogo teme che qualcosa possa andare storto nel progetto per la riconversione sociale dei beni confiscati e chiede tutela, più attenzione da parte delle Istituzioni. «In questi giorni siamo impegnati nella selezione del personale. Come cooperativa, stiamo sacrificando tempo e denaro per il nostro sogno. Abbiamo già avviati i rapporti per le commesse. Pretendiamo garanzie dalle Istituzioni per quello che dobbiamo fare nel territorio. Le Istituzioni ci aiutino a dare un segno concreto alla gente che vive a Quindici e nel Vallo di Lauro».

Per Capoluongo il risveglio delle coscienze è comunque già in atto, ma andrebbe ulteriormente rafforzato. «Il 30% delle domande per lavorare nel maglificio proviene da Quindici, quasi il 50% dal Vallo. E’ un segnale di speranza, vuol dire che i giovani cominciano a non avere più paura. Abbiamo un debito verso di loro perchè ci hanno creduto e ancora ci credono. Ecco perché, proprio adesso che i clan stanno alzando il tiro, sarebbe opportuna una mobilitazione di tutti i quindicesi onesti e perbene. Una mobilitazione rumorosa e non silenziosa. Vogliamo che la gente del Vallo difensa il nostro lavoro. In qualche modo dobbiamo pure rispondere alle armi - prosegue Capoluogo - e la migliore risposta, quella più seria, resta ancora il progetto del maglificio e la difesa del lavoro per i nostri giovani. Alla sottocultura della paura rispondiamo dando dignità ai giovani disoccupati. Quindici sia un modello da seguire. Le future amministrazioni del paese proseguano sulla stessa strada intrapresa da Liberato Santaniello, quella della legalità e dell’impegno. Sarebbe importante che questo messaggio venisse condiviso da tutti quindicesi che si recheranno alle urne nei prossimi mesi».