BigMama all'Onu: "La musica mi ha salvata, siate sempre liberi e autentici"

Dal Festival di Sanremo all'Assemblea Generale dell'ONU, la giovane rapper di San Michele di Serino

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San Michele di Serino.  

Dal Festival di Sanremo all'Assemblea Generale dell'ONU, la giovane rapper e attivista LGBTQ+, BigMama, in gara all'ultimo festival della canzone italiana con 'La Rabbia Non Ti Basta', è intervenuta ieri nell'aula dell'Assemblea Generale dell'ONU davanti a una platea di 2.000 studenti in arrivo da ogni parte del mondo. L'artista di San Michele di Serino ha appassionato tutti con il suo discorso. No alla violenza di genere, al bullismo sì alla libertà di essere sè stessi sempre. Questo il messaggio della rapper.

Mariana Mammone, vero nome di BigMama, rapper e cantautrice originaria di San Michele di Serino, in provincia di Avellino, ha portato a New York la propria esperienza di vita, dal bullismo subito a più riprese, all'importanza della musica come ancora di salvezza, passando per il problema del body-shaming e gli standard fisici che troppo spesso la società tende ad imporre.

'Vengo da un paese molto piccolo, ho dovuto sopportare anni di bullismo verbale e fisico. Ogni giorno della mia infanzia e adolescenza lo ricordo pieno di parole di odio', ha raccontato la 23enne, ripercorrendo la propria esperienza personale dall'infanzia fino al successo. 'Ho cercato per anni di evitare la sofferenza stando in silenzio, la mia risposta è stata la rabbia'. A 13 anni - ha raccontato l'artista al palazzo di vetro di New York - tutta quella rabbia è confluita nel primo pezzo da lei scritto 'Charlotte', un rap che parla di suicidio e autolesionismo e per tre anni l'ho tenuto tutto per me", ha detto BigMama, nata da quando ha avuto la forza di mettere quel pezzo su YouTube. 'Per tutta la vita mi hanno fatto credere di essere completamente sbagliata, il mio fisico faceva in modo che la gente mi valutasse come non abbastanza prima ancora che mi si potesse davvero conoscere. Poi sono arrivate la malattia, un linfoma di Hawking diagnosticato poco prima di firmare il suo primo contratto discografico e le 12 sessioni di chemioterapia. La musica mi ha salvata davvero, sono guarita e quel periodo mi ha insegnato finalmente che io merito il primo posto, che se non amo me stessa nessuno lo fa al mio posto, che se non salvo me stessa nessuno lo farà per me".