Zungoli e la grande sfida del Sai: inaugurata una panchina rossa

Giornata internazionale contro la violenza sulle donne

zungoli e la grande sfida del sai inaugurata una panchina rossa

Confronto sui numeri che testimoniano una continua e inestirpabile violenza contro le donne...

Zungoli.  

In occasione della giornata internazionale contro la violenza sulle donne, l’equipe multidisciplinare del Sai ordinari Zungoli (il più attivo in Campania) coordinata da Michela Raffa, coinvolgendo attivamente la partecipazione dell’associazione Panacea Odv e dell’amministrazione comunale con la presenza del sindaco Paolo Caruso e del suo vice Massimo Pagliarulo, ha inaugurato una panchina rossa - donata da due fratelli di Ariano Irpino - come simbolo “Stop violenza sulle donne”. Dopo un primo momento istituzionale, si è passati nell’attraversamento del corridoio del centro educativo Sai, luogo in cui vi erano presenti stand di abiti “Com’eri vestita?” e cartelloni realizzate dalle beneficiarie accolte, nella quale rappresentavano il tema tratto da alcune testimonianze di storie di vita.

Così il primo cittadino Paolo Caruso assieme al vicesindaco Massimo Pagliarulo: “Questa giornata impone di confrontarci ogni anno con numeri che testimoniano una continua e inestirpabile violenza contro le donne. Una società pervasa in svariati contesti da episodi di violenza, verbale, economica, fisica, psicologica frutto dell’idea inaccettabile che l’uomo – dico uomo perché la stragrande maggioranza di chi commette violenza sulle donne è uomo - possa precaricare sulla donna, utilizzando la forza, proiettandosi in una folle spirale. Ad oggi, secondo i dati Istat, le chiamate al 1522 in alcuni mesi sono aumentati del centoventi percento, rispetto agli anni precedenti. Ogni anno in Italia più di un milione di donne subiscono forme di violenza, il settanta percento di stupri è a opera di partner o familiari e nella maggior parte dei casi non c’è nessuna denuncia. Più di un milione e mezzo di donne subiscono comportamenti persecutori e più di sette milioni violenza psicologica. Solo il diciotto percento delle donne che hanno subito violenza fisica o sessuale, la considera reato. Mentre più di un terzo per le donne non ha mai parlato con nessuno. Una recente ricerca, ha rilevato che il novantotto percento delle vittime della violenza domestica sono donne e che una donna su cinque è stata vittima di violenza almeno una volta dal suo partner. Ma la violenza non nasce dal nulla, è solo la parte dell’iceberg dei rapporti di genere ineguali. La violenza sulle donne non può essere considerata una questione privata limitata a chi la subisce. È un problema di ordine pubblico, sociale e va affrontato in quanto tale e in ogni contesto di vita dell’umano.”

La domanda

“Ma allora in che modo dovremmo occuparci della violenza sulle donne? Soprattutto quali sono le soluzioni in campo prima che avvenga la violenza?” - afferma la coordinatrice Michela Raffa - ogni venticinque novembre ricordiamo i numeri delle donne che hanno subito violenza e che addirittura hanno perso la vita. Se vogliamo sanare il problema non basta solo mettere tappi ai buchi del sistema. Dobbiamo guardare alle cause. La violenza sulle donne è un problema Mondiale in ogni classe sociale e in ogni fascia di età. Una soluzione è l’educazione, cioè insegnare ai giovani, come evitare le relazioni disfunzionali e insegnare agli adulti come affrontarle. Già nel 2012 l’OMS definiva gli standard per l’educazione sessuale in Europa, con la raccomandazione a tutti i Paesi Europei, nel dare attenzione alla sessualità perché è parte integrante della salute. In Italia solo oggi, dopo più di dieci anni e con la centocinquesima vittima di femminicidio solo nel 2023, si sta valutando di inserire obbligatoriamente nelle scuole la materia educare alla sessualità e alle relazioni, oltre ad integrare il codice rosso. Questo significa parlare di genere, piacere, valori, emozioni, identità, rispetto di sé e dell’altro, creando una cultura del rispetto per contrastare la violenza. Per uscire da questa spirale è necessario educere per prevenire, anche nella terminologia dell’oggi, ovvero del patriarcato. Educare al rispetto e alla gentilezza, educare alla parità di genere, educare all’idea che mai la forza e l’ossessione può costruire uno strumento di dialogo. È fondamentale che le donne che hanno subito violenza sentano intorno a loro un mondo che le accoglie e le protegge, per consentire loro di uscire dal silenzio e liberarsi da quel recinto dove si è vittima di violenza. Oggi, che sia stupro, stalking o femminicidio, sentiamo ancora parlare della violenza come raptus, reazione in qualche modo giustificata o comprensibile, in cui le espressioni di violenza vengono ridotte a semplici manifestazioni di crisi dell’individuo.  La nostra attiva manifestazione, grazie al supporto dei responsabili, vuole essere il segno tangibile di prevenzione di tutti i gesti e atti contro la violenza di genere per contrastarli."

Quali potrebbero essere alcune soluzioni della violenza sulle donne?

Il monito della mediatrice interculturale Khrystyna De Chiara: “Nel gender quality index, l’indice che misura il progresso sull’uguaglianza di genere in Europa, l’Italia è all’ultimo posto tra tutti gli Stati membri dell’Ue per quanto riguarda la partecipazione delle donne al lavoro. Dipendenza economica significa anche dipendenza emotiva e psicologica. In tutti i casi, la violenza contro le donne è un fallimento della nostra società nel suo insieme, che non è riuscita nel percorso di liberazione compiuto dalle donne in quest’ultimo secolo, ad accettare una concezione pienamente paritaria.”

Quindi qual è oggi una modalità più efficace per affrontare la violenza sulle donne?

L’assistente sociale Roberta Raffa: “La violenza di genere non è sempre facile riconoscerla. A volte è subdola, non si manifesta apertamente e non si limita agli abusi fisici. Imparare a scorgere i primi segnali di una relazione malata. Se abbiamo i strumenti nel riconoscere i segni, possiamo prevenirla e contrastarla.”

Cosa consiste in termini educativi prevenire?

L’educatrice Maila Annicchiarico lancia questo messaggio: “La prevenzione della violenza richiede ascolto, interventi, reti di sostegno e in molti casi, strumenti per offrire alle donne un’alternativa di vita, libera. Resta ancora molta strada da fare, ma occorre continuare ad operare, individualmente e con azioni collettive, perché eliminare la violenza sulle donne è un obiettivo essenziale per il nostro vivere comune.”