«Nessun licenziamento di dipendenti comunali, nella delibera di giunta abbiamo solo approvato l’iter per avviarne il prepensionamento. Una procedura corretta che non penalizza nessuno…».
Il sindaco di Partenopoli Giuseppe Forgione replica a muso duro alle affermazioni di Andrea Forgione, segretario cittadino del circolo Pd. Quest’ultimo ha attaccato il primo cittadino per aver operato presunti licenziamenti di personale, alleggerendo così la pianta organica di Palazzo di Città.
Ma, a detta del primo cittadino e degli atti registrati, non è così. «Il segretario del Partito Democratico di Paternopoli - dice il sindaco - vuole condurre una battaglia contro di me e l’esecutivo anche se non ce ne sono le motivazioni, solo perché uno degli impiegati avviato al prepensionamento è il suocero. Contro di me solo un attacco strumentale da parte di un personaggio che fa il moralista con gli altri ma, evidentemente, non guarda se stesso. Abbiamo semplicemente riscontrato che ci sono le condizioni per avviare la procedura. E i requisiti pure da parte delle persone individuate… Dunque, garantendo la tutela massima degli interessati che avranno riconosciuti tutti i loro diritti, abbiamo proceduto…».
Poi, sulla poco velata accusa di poter risparmiare sulla propria indennità e quella della segretaria comunale, il sindaco ribatte a tono: «Mi sono messo in aspettativa dal mio lavoro e faccio il sindaco a tempo pieno, dunque non credo di dover dare conto ad Andrea Forgione rispetto al mio indennizzo. Non capisco perché dovrei rinunciarvi. Così come forse il nostro amico non sa che già da marzo il Comune ha una segretaria a scavalco che, quindi, viene in sede tre giorni a settimana e non a tempo pieno. Più di questo cosa dobbiamo fare?».
Infine, sul passaggio del segretario locale del Pd di interessare della vicenda il segretario generale della Cgil Vincenzo Petrozziello, il primo cittadino chiude: «Beh, visto che siamo in tema di consigli, gliene voglio dare anche io uno: dato che anche l'Asl è in difficoltà economiche rinunci anche lui al suo stipendio...».
Alessandro Calabrese