Irpinia, presentato ad Aquilonia il Workshop "Traduzioni"

Un successo la presentazione

L’iniziativa, ideata da +tstudio/rihabitat e organizzata dal Gal Consorzio Cilsi, che vede impegnati artisti, designer e artigiani con 50 partecipanti, nel dare forma a nuovi oggetti di design rurale

Aquilonia.  

Grande entusiasmo per la presentazione del Workshop “TRADUZIONI” - DESIGN COME PROCESSO DI RIGENERAZIONE, tenutasi ieri pomeriggio presso il Museo delle Città itineranti del Comune di Aquilonia. L’iniziativa, ideata da +tstudio/rihabitat e organizzata dal Gal Consorzio Cilsi, accenderà i riflettori sul territorio irpino fino al 21 giugno, ponendosi l’obiettivo di diffondere e innovare il patrimonio di sapienze artigianali sedimentate in questo luogo attraverso l’interazione con il design e l’arte contemporanea.

 

Ad accogliere i circa 50 partecipanti provenienti da tutta Italia, i coordinatori dell’iniziativa gli architetti Enzo Tenore e Katia Fabbricatti, il direttore del workshop il teorico e critico del design Marco Petroni,e il coordinatore del GalCilsi, Mario Salzarulo. “Il workshop “Traduzioni” è un progetto che vuole riscoprire le sapienze locali, legate in particolar modo all’artigianato e all’agricoltura, e traghettarle in uno scenario futuro tramite il design e l’arte contemporanea – spiega Katia Fabbricatti. - Nella prima fase docenti e tutor hanno ascoltato e imparato a conoscere il territorio, grazie anche alla visita ai laboratori degli artigiani coinvolti (Michele Continiello, Concetta di Cecca, Salvatore Caruso, Silvio Fiore, Alfonso Bosco), per trasferire le loro suggestioni durante la seconda fase, quella del workshop, agli studenti. “Traduzioni” è un progetto pilota, una sperimentazione di una proposta molto più ampia dal titolo “e.colonia”, che mira alla riattivazione dei borghi abbandonati o in via di abbandono della dorsale appenninica. A seconda del contesto in cui interveniamo è il territorio a suggerirci le azioni da intraprendere. Ad Aquilonia lo studio ha condotto al progetto di un’accademia di design rurale. Così come il designer fa da attivatore per gli artigiani locali, e viceversa, abbiamo immaginato che i ruderi del borgo abbandonato possano essere riattivati da architetture in legno autosostenibili che vi si innestano, autonome dal punto di vista energetico, in cui andranno a vivere designer e studenti di questa accademia”. 

 

“Abbiamo immaginato che il design, inteso quale processo di attivazione di idee e non solo momento di realizzazione di un prodotto, potrebbe riattivare l’artigianato locale, affidandogli nuove opportunità – continua Fabbricatti. - In questi luoghi la principale risorsa è il paesaggio e le abilità artigianali che lo popolano, ed è necessario un rinnovamento della tradizione per trasportarla in un tempo futuro. Le possibilità sono offerte dalla nuova maniera di intendere il design come azione di innesco di processi. Vorremmo trasmettere agli artigiani e ai loro figli che ci sono altre direzioni che la loro sapienza può seguire. Siamo sicuri che c’è un mercato per questi nuovi scenari di cui parliamo. Già dalla prima fase del Workshop sono venute fuori idee assolutamente stimolanti, siamo sicuri del risultato”.

 

“Il contributo del Gal Consorzio Cilsi alla realizzazione del Workshop è stato provvidenziale - aggiunge Enzo Tenore -, non solo perché è urgente attivare una riflessione sul tema della trasformazione/ traduzione del nostro patrimonio di sapienza e di paesaggio, ma anche perché la nostra proposta è consequenziale alla capillare attività di tutela, valorizzazione e promozione delle risorse locali e delle strategie di sviluppo messe in campo su vasta scala negli ultimi anni. In particolare, al coordinatore Mario Salzarulo che non ha fatto mancare il suo sostegno in tutte le fasi di progettazione e attuazione ci sentiamo di dire grazie”.

 

“Le tre parole chiave del workshop possono essere: traduzioni, tradizioni e tradimenti – racconta MarcoPetroni. - Termini che apparentemente sembrano in conflitto ma che in realtà hanno la radice comune che è “tradere”, termine latino che vuol dire “trasmissione di conoscenza”. L’obiettivo è mettere in moto dei processi di conoscenza. Referenti di questa trasmissione sono gli artigiani, ovvero i saperi che attraverso l’incontro con sensibilità moderne possono creare nuovi processi. Quello che stiamo immaginando è la messa in opera di un processo che troverà la finalizzazione nel paese di Carbonara. Rispettare questa memoria e inserire dei moduli che rispettano i principi sostenibili per creare un villaggio della conoscenza”.

 

“Non è più importante essere vicino alle infrastrutture principali, come alle autostrade, ma anche in luoghi periferici si può immaginare un hub, un laboratorio, dove si incontrano vecchi saperi e nuove tecnologie – prosegue il direttore del workshop. Attraverso questo sistema si può lavorare con più calma, farne una qualità. Questa l’ambizione più grande, la lateralità, qualcosa che sembra fuori dal mondo, provare a portare energie dall’esterno”.

 

Guidati da un selezionato gruppo di artisti e designer quali Bianco/Valente, Andrea Anastasio, Vittorio Venezia, proveranno a dare vita a idee attraverso le quali trasformare le risorse del territorio in progetti e prodotti innovativi e, al tempo stesso, a sperimentare un insieme di pratiche finalizzate alla creazione nel territorio di Aquilonia della prima scuola di design rurale.

 

“Il progetto guarda alla costruzione di un sistema virtuoso – chiarisce Petroni. Prima condizione è quella dell’ascolto, non essere dei colonizzatori ma mettersi al servizio del territorio. Abbattere i confini disciplinari, ovvero arte, design, architettura, urbanistica, per ragionare sulla costruzione e sulla progettazione di scenari. Proprio questo vogliamo fare con questo progetto, costruire uno scenario possibile, e la risposta di partecipazione, con ragazzi provenienti da tutta Italia per confrontarsi con questo territorio periferico, è un ottimo punto di partenza”.

Redazione