Infermiera suona l'Inno col violino. "Mameli ci dà la forza"

Silvia Galasso infermiera del reparto di cardiochirurgia della Montevergine commuove tutti

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Mercogliano.  

Ha commosso tutti Silvia Galasso, infermiera della clinica Montevergine di Mercogliano, che ha suonato l'inno italiano ai suoi malati, ai suoi colleghi. Ha suonato l’Inno di Mameli col suo violino, da un balcone della clinica, rispondendo alla chiamata dei flash mob per ringraziare i medici e infermieri di ospedali e presidi sanitari impegnati nella lotta al Covid-19.

Giovane e determinata Silvia racconta: "Il violino è la mia seconda voce. Suono da quando avevo tre anni. Mi è sembrato il modo più naturale per vivere in empatia questo tragico momento, per mandare un bel messaggio da condividere con i miei colleghi e pazienti, per sentirci più uniti, virtualmente, in questo momento di grande affanno e apprensione".

"Suonare col camice mi è sembrato il modo giusto", racconta Silvia, "per trasferire un doppio messaggio di forza e speranza anche per noi sanitari impegnati nel curare i malati in questo momento così drammatico. Chiedo a tutti di non dimenticarvi mai di noi, medici e infermieri, di tutti gli operatori che rischiano in prima persona in questa fase. A luci spente, quando finalmente il Covid-19 sarà solo un brutto ricordo, mi auguro che non vi scordiate di tutti noi”.

Silvia come la collega Anna Giacinto, infermiera del Moscati che lavora in reparti di emergenza da 14 anni, rivela in un post che commuove: "Non ho mai avuto timore delle malattie, credetemi. Ma in questo momento mi trovo ad affrontare un'emergenza sanitaria sconosciuta. A volte ho paura perché forse la mascherina non ha aderito bene al viso mentre aiutavo un paziente, perché potrei essermi toccata accidentalmente con i guanti sporchi o, chissà, magari le lenti non mi hanno coperto bene gli occhi. Non ci è permesso commettere errori, in questo momento, dobbiamo preservarci per aiutare gli altri, ora più che mai, contano tutti e dico tutti su noi sanitari".

Continua Anna Giacinto: "Zero errori o almeno si prova, che responsabilità. Ma la paura più grande è portarla ai miei cari! (...) Continuerò a prendermi cura dei miei pazienti perché sono fiera e innamorata di quel che faccio. (...) Non vanificate il nostro lavoro ignorando le disposizioni - rimarca Anna -. Pensate che anche a noi a fine giornata scende a volte una lacrima per l'impotenza che in alcuni momenti diventa assordante davanti a un grido d'aiuto. Sono sicura riusciremo a farcela".