Taurasi e l'Orto di San Marciano Vescovo

L'intervento del professore Antonio Panzone

Taurasi.  

E' dedicato all'Orto di S. Marciano Vescovo l'intervento, che pubblichiamo, del professore Antonio Panzone. E' indirizzato, in occasione della festa, a Taurasi, di S. Antonio e S. Marciano patrono, al sindaco Antonio Tranfaglia e al parroco, don Nicolino Di Stasio.

"E' intorno al culto di Sant'Antonio e San Marciano che si stringe ogni anno la comunità di Taurasi con una celebrazione in cui si intrecciano fede, tradizione e amore per questi due Santi . . . Sant’Antonio è per noi il Santo dei miracoli, San Marciano Vescovo di Frigento, oltre a combattere e sconfiggere l’eresia pelagiana, è famoso per noi per il mito dell’Orticello, quale simbolo della nostra civiltà contadina.

La ricorrenza religiosa è quella del 13 e 14 giugno, mentre quella laica, ricorre agli inizi di agosto, per consentire ai Taurasini emigrati nel mondo di poter rientrare in paese per le ferie e vivere questo momento magico e religioso insieme ai propri cari. E ancora una volta sarà anche quest’anno un bagno di folla grazie al rientro di tanti irpini residenti all' estero. Ma quale il rapporto tra noi e i nostri Santi? Di fronte alla Fede noi chiniamo la testa forse per chiedere a loro quello che in questa nostra società sembra sempre più di sfuggirci dalle mani: una fiducia nel prossimo!? E allora spazio alle Fede. . . E chi nel tempo non ha invocato S. Marciano quando la grandine minacciava di distruggere il raccolto? Chi di noi non si è votato a Sant'Antonio nelle sue preghiere?

San Marciano Vescovo possedeva in Frigento un'umile casa con un orto che curava personalmente. Nell' orticello si ritrovava a diretto contatto con la natura e con Dio. Zappava, seminava, seguiva i germogli che innaffiava con amore, sarchiava le piantine, le seguiva come se fossero creature, fino alla raccolta che non mancava di dividere con chi bussava alla sua porta. La potatura delle piante gli procurava la legna per l'inverno, la raccolta di ortaggi e frutti contribuivano al sostentamento come le fasi delle stagioni consentivano. Curava anche la vite? Sicuramente.

Di qui la scelta della nostra gente, pure dedita alla campagna di votarsi a lui e di affidargli quanto avevano di più caro, la terra. Nel tempo è nata così l'usanza di allestire in occasione della sua festa un Orto. E così è da noi tradizione che la sera della vigilia della festa, a pochi passi dalla Chiesa Collegiata del tempio a lui dedicato, alcuni nostri fedeli lavorano senza sosta per tutta la notte per allestire "l'Orto". L’indomani, in un angolo della piazza, su una superficie di pochi mq., compariranno il pozzo, un carro, simbolo del lavoro agricolo, un treppiede e poi, ortaggi e frutti, comuni ai nostri campi: aglio, cipolle, verdure varie, melanzane, peperoni, pomodori, mele, angurie, ciliegie maiatiche, amarene, percoche nostrane, noci, nocciole, uva da tavola e l'aglianico, che, distinguendosi, tra gli altri frutti, oggi è diventato il Taurasi DOC e DOCG conosciuto nel mondo. Così nella ricorrenza della festa del Santo, per abitudine antica, si perpetua la benedizione dell'Orticello, quale devozione al Santo e rispetto per quanto i nostri ci hanno lasciato: la terra quale sostentamento di base.

Ma non è che questo Orto, non sia un’eredità dei nostri padri, quale segno per dire a noi e noi a i nostri figli che la nostra campagna se lavorata, potrà consentire ai figli di Taurasi di poter contare su una risorsa che li aiuti a tirare avanti!? In fondo, oggi come oggi,il nostro Taurasi DOC non è conosciuto nel mondo!? Per noi, quindi, l’Orto vuole essere un modo di ringraziare Dio, S. Antonio e S. Marciano e non meno i nostri Padri, sperando che Taurasi sia sempre meno terra che produce emigranti, quanto piuttosto anche con l’aiuto della terra opportunità di risorsa su cui possano contare i nostri figli.

Di conseguenza, al fine di preservare questo Orto come un tesoro da custodire e che sia da mettere a frutto con tutta la nostra Comunità, perché non realizziamo un Orto di San Marciano vero, a grandezza naturale, che sia un simbolo di sviluppo, oltre che con una valenza religiosa, anche un simbolo di risorsa economica grazie ai vitigni che vogliono questa nostra realtà famosa nel mondo. I ruoli!? Si parte dai contadini produttori alle Cantine, alla diffusione nel mondo del prodotto.

Frattanto oggi si individui un pezzo di terra, da denominare Orto di San Marciano, che sia un luogo nostrano dove chiunque del paese potrà recuperare tutte le piante che nel tempo hanno fatto parte della nostra storia.

Quali le diverse funzioni?: 1- conservare il seme e la pianta; 2- sia lavorato e seguito da tutta la nostra gente; 3- sia i frutti che le piantine dell’Orto dovranno essere a disposizione di chi in paese intende assaggiare il prodotto, nonché estirpare e trapiantare delle piantine nel suo orticello; 4- non ultimo, sia come il nostro Palazzo marchionale, un angolo del paese da visitare , lasciandosi andare a ritroso nel tempo, e ricostruire la storia osservando qua e là virgulti della sua infanzia e . . . chi più ne ha, ne metta.

Questa sensibilità non trova indifferente l’amico studioso Benigno De Matteis, che da qualche tempo sta carezzando il progetto di un terreno da mettere a frutto proprio con l’intento di recuperare piante del nostro passato e, magari, attivarci per fare marmellate particolari o liquori altrettanto prelibati”.