Sembra un gioco di parole ed invece non lo è: dare una dimora a chi è senza dimora è un obbligo di legge che i comuni sono chiamati a rispettare. Tutti i cittadini italiani, infatti, hanno diritto ad avere la propria residenza, anche chi non ce l’ha.
La residenza è il luogo in cui una persona ha stabilito la propria dimora abituale, cioè dove vive, dove trascorre normalmente il proprio tempo. Una situazione di fatto a cui devono rispondere le registrazioni anagrafiche.
E la soluzione fu trovata dal Legislatore nel 2009 quando ha stabilito, fra le altre cose ed in particolare che non si può dare la residenza a chi ha occupato abusivamente un alloggio, che per le persone senza fissa dimora la residenza coincide con il domicilio ovvero dove ha stabilito la sede dei suoi interessi o affari. Una convenzione che ha portato all’introduzione di una nuova via territorialmente non esistente al fine di consentire l’iscrizione all’anagrafe della popolazione residente.
Anche la giunta comunale di Atripalda ha provveduto ad istituire via “dei senza dimora” dove verranno iscritti e certificati in ordine progressivo sia le persone senza tetto, sia le persone senza fissa dimora che eleggeranno il proprio domicilio nel Comune di Atripalda. E l’esigenza è nata per soddisfare, in particolare, un caso per il quale era necessaria l’iscrizione anagrafica alle condizioni dei senza fissa dimora.
Le persone senza fissa dimora sono, da sempre, un elemento di forte criticità per il sistema anagrafico che, come è noto, si fonda sul requisito della “residenza” e cioè della “dimora abituale”. Infatti, l’iscrizione nelle liste anagrafiche della popolazione residente, non rappresenta un mero strumento statistico o di controllo, ma si configura come una vera e propria porta di ingresso per una serie di diritti e servizi fondamentali. Privando l’individuo del domicilio, viene impedita la sua rappresentatività istituzionale e viene fortemente intaccata la sua tutela politico-giudiziaria ponendolo così al confine dei circuiti assistenziali. Per risolvere tale empasse, l’Istat, nelle Note illustrative della Legge anagrafica e del Regolamento, suggerisce l’istituzione in ogni Comune di una sessione speciale “non territoriale” nella quale siano elencati e censiti come residenti tutti i senza tetto e senza fissa dimora che desiderino eleggere il domicilio.
Gianluca Roccasecca