Ariano saluta Ettorino, l'uomo che amava uscire solo di notte

Ciclo notte giorno invertito, girava tra i locali per conto della Siae ma era un amico di tutti

Dopo mesi di sofferenze, all’età di 93 anni si è spento Ettore de Majo, per tutti Ettorino. Un simbolo della città soprattutti tra i giovani...

Ariano Irpino.  

Elegante, profumato, barba sempre liscia, sorridente, distinto e garbato con tutti. Un maniaco della pulizia anche in casa. Girava da un locale all’altro, piccole soste, quattro chiacchiere con amici e non, il più delle volte anche qualche barzelletta al volo e poi una pacca sulla spalla, stretta di mano tesa e via velocemente da un’altra parte, da solo alla guida della sua inseparabile Opel corsa bianca.

Era per tutti “l’uomo della notte”. Difficile o quasi impossibile, vederlo in giro di giorno. La sua vita in strada cominciava dopo la mezzanotte tra ristoranti, pizzerie, pub e discoteche per poi protrarsi fino all’alba, all’apertura dei primi bar presso cui consumare cornetto e cappuccino. Una sorta di baluardo della notte, un super controllore spesso utile con il suo occhio vigile anche al lavoro della forze dell’ordine.

Dopo mesi di sofferenze, all’età di 93 anni si è spento Ettore de Majo, per tutti Ettorino. Un simbolo della città soprattutti tra i giovani.

Così lo ricorda sua nipote Giovanna De Maio, scrittrice, che proprio la scorsa estate, ha voluto dedicare una bellissima raccolta di poesie alla sua amata Ariano.

Nottambulo sempre, con un ciclo notte-giorno invertito, girava per night e locali per conto della Siae, dopo aver lavorato per tantissimi anni come cancelliere presso il Tribunale di Ariano Irpino tanto da ricevere una medaglia d'oro. Tanti i riconoscimenti ricevuti per la sua grande professionalità e simpatia, tra cui il premio internazionale Sublimitas da parte del presidnte della Fibes Peppino Colarusso. 

Una persona allegra, amico di tutti, sempre attento alla sua persona e al decoro dell’aspetto. Molti lo ricorderanno con Elio Capobianco, Mimì Carito, Tonino l’armiere, Vito Melito, Peppe Morra ed altri a formare una comitiva di buontemponi, abitué dei veglioni di Giorgione e grandi "barzellettari". Sicuramente hanno rappresentato un’epoca di spensieratezza e serenità negli anni 60 -70 - 80....

Molti di loro sono andati, ma la memoria rimane, la memoria di quell’Ariano che non c’è più ma che è stata la migliore espressione di un periodo, oltre che di impegno culturale, anche di leggerezza e risate a profusione.

Voglio ricordare così zio Ettore, fratello amato di mio padre, a spasso con i suoi cani, un pastore tedesco e un mastino, per il boschetto dei pasteni quando non era ancora infestato da case e condomini, la fontanella di Fontana Nuova e tutto ciò che con lui scompare delle immagini antiche e romantiche del nostro paese. Riposa in pace, caro Zio Ettore!

Così suo nipote Fabrizio Procopio:

Non ti incontrerò più nel profondo della notte in questo o quell'altro locale. Non passerò più da casa tua a Natale, Capodanno e Pasqua a farti gli auguri a metà pomeriggio quando ti sei appena alzato.

Non ti vedrò più firmare Borderò qua e là per ristoranti e sale da ballo. Non ci incroceremo più appena fuori dal tribunale dove andavi ancora a parcheggiare l'auto, quasi a voler dire che, sebbene in pensione, con quelle stanze di giustizia ancora vi appartenevate.

Non ascolteremo più con amici in certe notti fonde, a volte anche un po' annoiati e sonnacchiosi, le tue storie di guerra o della movida di provincia irpina anni 50 60 70 80.
O le tue barzellette, le tue battute dal sapore De Curtis. O le tue conoscenze e frequentazioni a Londra con Bruno Vespa. O le tue discettazioni sulle origini argentine dei de Majo (e guai se uno della famiglia usava la "d" maiuscola oppure la "i" normale).

Non discuteremo più animatamente sul duce o su Berlusconi. Non mi chiederai più nel cuore della notte, io magari reduce da qualche mangiata e bevuta giovanile, di accompagnarti nella casa del mio bisnonno Giovanni, tuo padre, in via dell'Annunziata, per mostrarmi fino all'alba centomila fotografie di fine 800 e inizi 900, di parenti andati, di giornate e di visi del secolo scorso che oramai esistevano solo nella tua memoria.

Non entrerò più gratis, sebbene sia accaduto poche volte da adolescente, nelle discoteche della mia città grazie al tuo tesserino SIAE in qualità di "accompagnatore dell'accertatore".

Non dovrò più nascondermi perché stavo fumando e tu avresti potuto denunciarmi a mia madre. Non potrò più pensare se sono senza auto alle 4 di notte in un locale... "va be' dai, tanto fra poco di sicuro passa Zio Ettorino e mi riporta a casa".

Non sentirò più il profumo della tua casa super igienizzata, del tuo dopobarba, della tua macchina che sembrava uscita da una fabbrica di Arbre Magique.

Tutti ti chiamavano Zio Ettorino. Però io avevo più diritto di chiamarti così, perché eri veramente mio zio, ultimo fratello di mio nonno Pasquale, classe 1925. E di nonno facevi un po' le veci da più di 30 anni. Io a differenza di tutti ero davvero tuo nipote.

Sei stato un simbolo per questa città e un pezzo della mia gioventù. Qui ti ricordano ancora in tantissimi caro Zio Ettorino come uno degli ultimi simboli di un tempo perduto nella memoria collettiva. Addio...

I funerali si svolgeranno domani, lunedì 29 ottobre alle ore 9.30 partendo dal Centro Minerva, in contrada Serra verso la chiesa del Cimitero.

Gianni Vigoroso