di Gianni Vigoroso
I fossi e l’ardore, presentata ad Ariano Irpino la raccolta di poesie scritte dall’arianese Giovanna De Maio. Una cornice originale e raffinata all’interno di Palazzo Forte attraverso la lettura penetrante di Mauro Orlando, paesologo e filosofo.
Ad organizzare l’evento è stata la locale Fidapa sotto la guida attenta di Teresa Camanzo accompagnata dalle altre componenti dell’associazione.
L’emozione e la semplicità nelle parole di Giovanna De Maio: “La mia ispirazione è nata dalla lontananza da Ariano, da 40 anni vivo lontano dalla mia città dopo aver insegnato in tutti questi anni a Pordenone. Ma non mi sono mai distaccata dalle mie origini, ho conservato sempre un grande affetto, un legame emotivo, psicologico con la mia terra e la mia gente. E proprio da questa nostalgia e dal presente, da quello che ero e quello che sono diventata, da questo passaggio che nascono i miei pensieri. Ho cercato di essere autentica, ma soprattutto ho scavato dentro di me le ragioni della scrittura e quindi della mia vita. Naturalmente con la percezione delle persone mature, che cercano di trovare un senso alla loro esistenza e di capire quale logica c’è dietro questi eventi che si sono succeduti nella mia vita.”
Dopo due pubblicazioni in prosa, una raccolta di racconti brevi ed un romanzo, e dopo una prima timida esposizione di poesie, Giovanna ha voluto consegnare la sua anima alla sua gente.
“È vero, la serata del 21 agosto è stata una serata di commozione per tutti, non solo per i miei versi che hanno raccontato alcuni momenti difficili, lo sforzo di saldare la ferita che mi ha squarciata quando, ancora ventiseienne sono partita, ma perché molti si sono specchiati nel percorso faticoso e straordinario che ho raccontato dall'infanzia a quest'ultimo passaggio impegnativo dell'anzianità che si deve affrontare con leggerezza e sobrietà. La novità "coreografica" è stata la lettura delle poesie, affidata a dieci amiche che hanno interpretato con passione e compenetrazione i versi.
È stato un abbraccio con la mia comunità di origine, un guardarsi più attento, un conforto che mi accompagnerà per tutto l'inverno, quando mi mancheranno "i fossi e l'ardore", ma saprò che tutto nel frattempo è cambiato ed anche io.”
"Volevo dirti di me,
di come sono cambiata.
Non pensare ai miei venti
ai miei trent'anni,
è tutto diverso.
Volevo dirti che non speravo più
che toccasse anche a me
questo pezzo di cielo.
C'è questo di nuovo:
la primavera è già qui
la forsizia è fiorita
e profuma di giallo,
le fragranze dei gelsomini
si spandono dai giardini
delle ville dei vicini.
Abbracciami.
È da tanto che non succede.
Abbracciami e saprai
che amo ancora la vita
fino a morirne.