Daniel, una storia di ordinaria immigrazione

Cetta: "IL progetto Sprar è un beneficio per la comunità e crea posti di lavoro"

Sant'Angelo dei Lombardi.  

Ospite del centro Sprar, Daniel è arrivato dal Pakistan a Sant’Angelo il 30 aprile 2014. E’ l’unico dei ragazzi del centro ad avere ottenuto il ricongiungimento familiare: fra un mese potrà riabbracciare la sua famiglia. “Ho attraversato il deserto del Sahara, sono arrivato in Libia e mi sono imbarcato con 370 persone per raggiungere l’Italia” ha spiegato ieri alla comunità santangiolese.

Alì invece arriva dal Pakistan. Trentacinque anni, è fuggito perché perseguitato dai talebani. “Mio padre è stato ucciso e io sono scappato perché volevano uccidere anche me. Sono stato in Turchia, in Grecia e Belgio otto anni; poi a Pordenone e lo scorso 11 luglio sono arrivato a Sant’Angelo. A Caserta mi hanno riconosciuto la protezione sussidiaria e qui ho avuto la possibilità di studiare e imparare l’italiano. Mi piace stare qui”.

Mamadì invece arriva dal Mali. “L’Italia mi ha aperto le porte e qui ho ritrovato la pace e la speranza”.

Ad un anno dall’istituzione del Centro Sprar, il bilancio degli addetti ai lavori è stato positivo. Obiettivi raggiunti per il primo giro di boa, con l’accoglienza e l’avvio delle numerose attività che il centro offre. Non solo. Mentre l’associazione deputata alla gestione del progetto si prepara a rafforzare le misure di integrazione con la comunità residente, il presidente Cetta sottolinea la necessità di sgomberare il campo dalla confusione: “La nostra è un’amministrazione sensibile e responsabile e questo progetto porta benefici a questa comunità perché un movimento di risorse e si crea economia nel paese, oltre ai posti di lavoro” conclude.