Paternopoli: si rinnova la tradizione della notte del lauro

Usanza particolare che appartiene solo al piccolo comune irpino

Di anno in anno si assiste alla creazione di singolari composizioni arricchite di fiori, uova pasquali e quant'altro suggerisca la propria fantasia...

Paternopoli.  

Molto spesso le piccole realtà cittadine come Paternopoli, presentano delle tradizioni particolari e molto singolari. E' proprio questo il caso della notte del lauro. Ce lo racconta, scrivendoci, Andrea Forgione. 

"E' un fenomeno che si verifica solo nella nostra cittadina. E' usanza che la notte compresa tra il sabato santo e la domenica di Pasqua, i ragazzi ma non solo, portino l'alloro alle fidanzate, mogli oppure semplicemente a ragazze per loro importanti.

In dialetto locale l'alloro viene detto lauro (come d'altronde veniva chiamato in latino). Di anno in anno si assiste alla creazione di singolari composizioni arricchite di fiori, uova pasquali e quant'altro suggerisca la propria fantasia. La Domenica Santa la maggior parte dei balconi, ingressi o giardini delle case sono ornate da tali composizioni e si gira per il paese per osservare l'operato notturno degli "artisti". In genere giovani ragazzi, o come li chiamiamo noi giovani guerrieri, che portano il lauro alle giovani principesse . Per una notte e' tutto un girare con macchine e trattori , fino all'alba. Perchè c'è sempre qualche mattacchione che ruba il lauro e lascia sambuco. Vendetta della gelosia  o invidia. Infatti, non sempre la pianta protagonista è il lauro: se al suo posto si trova lo sauco, sambuco, si vuole intendere disprezzo verso la persona in questione. Ovviamente nessuno spera di alzarsi la mattina e trovarlo davanti alla propria abitazione. Comunque sia, la giornata del Sabato Santo sembra non finire mai e si assiste davvero ad uno spettacolo particolare, tutto a conferma che le tradizioni sono un patrimonio culturale e sociale davvero inestimabile."

Poi Forgione riporta l'antica leggenda: 

Una giorno, che si perde nella notte dei tempi, il notaio Don Romolo da Chiarino fu chiamato a risolvere una disputa amorosa da Gennaro lo "Commissario".  Gennaro aveva scoperto che un certo Pietro "Metetore" era innamorato folle di Carmelina, l'amore dei suoi sogni.  All'epoca dei fatti vi era la tradizione di invitare a pranzo, il giorno di Pasqua, il proprio pretendente che, tramite le "Commarelle re lo Quartiere (le amiche pettegole del quartiere)", faceva pervenire tale richiesta, e dopo gran consulto di famiglia arrivava al moroso l'invito ufficiale. Indovinate un pò: quell'anno la richiesta fu avanzata a Carmelina da entrambi i pretendenti.  La corteggiata e la sua famiglia erano indecisi. Allora il notaio, per risolvere la questione, stabilì che: "chi riusciva salire sul balcone della bella Carmelina, portando una pianta di alloro (simbolo della vittoria), sarebbe rimasto a pranzo il giorno di Pasqua.  Il balcone della bella Carmelina era alto e i due chiesero aiuto a degli amici per portare a termine "la sfida". La mattina, sul balcone di Carmelina, c'erano due piante d'alloro addobbate con fiori e regali, simboleggianti la vittoria sul rivale e la tenera dichiarazione alla morosa.  Vi chiederete chi pranzò con la bella Carmelina il giorno di Pasqua? Le cronache dell'epoca si concludono con queste parole: "...La notte re lo lauro, tra li dui litiganti... lo notaro mangiao buono (La notte dell'alloro, tra i due litiganti... il notaio mangiò bene)".

Redazione Av