Lauro, Saggese presenta la sua "Lettera a un Giudice»

L'iniziativa nella sala pasticceria Santaniello

Lauro.  

Questo pomerrigio, alle ore 18, presso la Sala Pasticceria Santaniello di Lauro, sarà presentato il romanzo breve “Lettera a un Giudice. Racconto fantastico sulla corruzione” di Paolo Saggese (Magenes editoriale, Milano, 2015). Al convegno parteciperà Franco Iovino, presidente di Altra Irpinia, il professore Luigi Anzalone, il sindaco di Lauro Antonio Bossone, il teologo Franco Iannone, modererà il giornalista Attilio Ronga. Il libro, che ha riscosso un buon successo di pubblico, ha ottenuto numerose recensioni, tra cui quella di Laura De Romanis, che qui sintetizza la storia e il significato dell’opera.

«La verità è un costrutto circolare che si genera intorno ad una realtà, mediante le opinioni dei protagonisti di quella stessa vicenda. E' così che si spiega come, riguardo un medesimo fatto, due idee, di significato completamente contrario, possono coesistere: rispetto al centro, costituito dalla circostanza in questione, le convinzioni soggettive disegnano una circonferenza intorno al fulcro dell'avvenimento oggettivamente inteso, determinando che pensieri, completamente discordanti e diametralmente, opposti, abbiano comunque la stessa distanza dal nucleo concettuale.

Questo è il teorema esistenziale che ci vuole dimostrare Paolo Saggese nel suo primo romanzo "Lettera a un giudice", storia di un candidato che si applica alacremente e con dedizione proficua per sostenere un concorso; nonostante però la sua preparazione organica e completa, viene dichiarato non idoneo, perciò racconta, sotto forma di sfogo composto ma pregno di rabbia e disperazione, la sua delusione per quanto accaduto.

E' un testo da leggere con la consapevolezza che, al termine delle pagine, si resta avvolti nel gioco degli opposti anche affettivamente. Infatti tra le parole emergono, più o meno soffusi, sentimenti multidimensionali, che oscillano tra significati antitetici. C'è tutto il continuum tra indignazione, triste consapevolezza del reale, paura e, agli antipodi, determinazione, ostinazione a cambiare il corso degli eventi, coraggio.

Così allora accade che, rispetto alla partecipazione ad un concorso statale, convivono, con ugual spessore, le contrastanti idee di colui che si prepara studiando in modo assiduo e impegnato e di chi, invece, a fronte di un'applicazione sui libri, può contare sul favoritismo di una raccomandazione. Coesiste la coscienza del candidato onesto che punta su se stesso e sulle sue capacità e quella di chi si ritiene più furbo degli altri, perché ha trovato una strada più corta».