Politica per il Bene Comune. Se ne discute a Quindici

Domattina, nella chiesa madre, il dibattito

Quindici.  

«Una política per il bene comune. Sicurezza e Legalità». E' questo il tema dell'evento che come Associazione Italia 2050 si svolgerà a partire dalle 10:30 di domattina nella Chiesa Madre di Quindici. Si tratta di una riflessione sui nostri tempi, a più voci. Quella che mette insieme il mondo della Chiesa, l'impegno della comunità cattolica e nella fattispecie del nostro Vescovo, s.e Monsignor Beniamino Depalma e quello della politica e del mondo delle associazioni e delle professioni. Perché il concetto di bene comune si è andato via via perdendo il senso della comunità. E' una domanda che merita la risposta da parte di chi rappresenta e ha sempre testimoniato l'impegno per il bene comune nella propria storia politica e professionale.

Un confronto che vedrà la partecipazione dei ragazzi delle scuole del Vallo di Lauro. Gli studenti dell'IC Benedetto Croce e quelli dell'Isis Nobile Amundsen del Vallo di Lauro. Ad aprire i lavori del confronto sarà il parroco di Quindici, Don Vito Cucca, a seguire i saluti della dirigente scolastica dell'Istituto Comprensivo Immacolata Davide, del docente dell'Isis Vallo Lauro Baianese Giuseppe Scafuro. Gli interventi di Alberta De Simone, già parlamentare della Repubblica, Giovanni Pentangelo, componente del Direttivo dell'Ordine dei Medici di Salerno, Francesco Iandolo, portavoce di Libera Avellino. Le conclusioni saranno affidate al vescovo di Nola Beniamino Depalma.

Giuseppe Rubinaccio, che ha organizzato questo incontro, sottolinea come il bene comune sia la traccia fondamentale su cui concentra l'amore e l'attenzione per il territorio: «Ricordando sempre quello che diceva il grande Bernard Shaw: «Io sono dell'opinione che la mia vita appartenga alla comunità, e fintanto che vivo è un mio privilegio fare per essa tutto quello che mi è possibile». Voi avete interpretato al meglio questa condizione. E per questo, in una terra che ha dovuto vivere la tragedia della frana e quella di una trentennale oppressione criminale».