Nuovo inzio con rituale euforia effimera

Restano i problemi irrisolti come la paura per l’arrivo delle trivelle

Non si può abbassare la guardia e allora si torna in marcia

Avellino.  

Seduta in poltrona davanti al caminetto osservo il ceppo che si consuma insieme alle ultime ore dell’anno. Cerco un’ispirazione, un pensiero per iniziare il 2015 con un articolo appropriato ma la mente corre inevitabilmente alla moltitudine che tra poco si riverserà nelle strade a scacciare il vecchio anno ed inneggiare al nuovo augurandosi, senza troppa convinzione, tante cose buone. Botti e spari di ogni natura, continuano a scoppiettare nonostante la crisi economica, euforia effimera, come le bollicine dello spumante non sempre fatto di vino, rosso obbligatorio soprattutto per l’intimo. Quanto di fasullo ha costruito questa civiltà dei consumi che pretende di festeggiare anche quando non c’è nulla di cui gioire se non per aver vissuto ancora un anno e scampato malattie e pericoli! Nessuno però pensa di ringraziare Dio per i giorni trascorsi, tutti sono occupati a sfrattare l’anno vecchio e onorare il nuovo di cui non si sa ancora nulla tranne che si è un passo più vicini alla morte. Il capodanno poi ha una storia tutta umana, con tutte le limitatezze della specie. Ogni popolo, ogni governo, ha stabilito la data del proprio capodanno. I Celti lo festeggiavano per Ognissanti, momento di confusione in cui si aprivano le porte dell’altra dimensione, i Romani festeggiavano Giano, il dio dalle due facce, nel Medioevo poi, vi erano date diverse secondo gli stati, sempre rispondendo a motivazioni cattoliche o politiche. Le date andavano dall’autunno alla primavera. Fu Innocenzo XII, nel 1691, a stabilire che il primo gennaio dovesse corrispondere al capodanno, giorno dedicato alla Madre di Dio e alla circoncisione di Gesù. In seguito la data fu adottata in tutto il mondo pur con svariati tentativi di sabotaggio da diversi regimi, ultimo il fascismo. Così l’uomo ha frazionato il tempo non rispettando il suo naturale scorrere, segnato da evidenti segni astronomici, ma seguendo il gusto del pensiero dominante. Per noi a latitudine Nord sarebbe stato più logico iniziare l’anno nel momento in cui il sole risale sull’orizzonte celeste ed aumenta le ore di luce sulla terra, ma questo non è attuabile perché le stagioni non corrispondono nei due emisferi e il nostro solstizio invernale, ipotetico capodanno naturale corrisponde al solstizio estivo nell’emisfero australe. Bella confusione. Dunque bisogna rassegnarsi, non c’è soluzione migliore di quella adottata dal calendario gregoriano, il capodanno si festeggia il primo gennaio giorno dedicato a Maria, la nuova Eva, la Madre di Dio. Non si è perduto nulla allora, la Grande Madre, ora sotto il nome di Maria, è festeggiata con l’arrivo del nuovo anno, nel suo utero, nero come la notte, la vita sopita si rigenera. Il letargo della natura è un momento di stasi, un riposo fecondo, precursore della rinascita che di qui a qualche mese osserveremo nelle prime margheritine e favagelli luminosi nei prati. Noi della “Grande Madre” rispettiamo questo momento di silenzio per rivedere l’operato trascorso, analizzare le attività e migliorarle. Non dimentichiamo, però, di ringraziare chi ci ha dato la forza di percorrere il più possibile le vie della correttezza e dell’amore. I successi di questo anno trascorso non ci inorgogliscono ma ci insegnano che è indispensabile mantenere gli equilibri interni per far fronte ad ogni necessità muovendoci sempre nel rispetto del prossimo e della sua opera. Il concorso “Echi di poesia dialettale” ci ha permesso di stringere tante belle amicizie ovunque, ci siamo arricchiti infinitamente di anime, così come l’”Autunno d’Autore all’Osteria Pica” e l’”Energia dell’Arte” conclusa il 29 dicembre con Giandonato Giordano, gli “Studi di etnobotanica”, “Le ricorrenze della Grande Madre” e tutte le altre attività intraprese. Per il 2015 si lavora già a tempo pieno, il calendario è pronto, siamo partiti ieri a Teora con Nicola Guarino e la sua ultima silloge poetica “Il rumore dei silenzi”. Nicola è ormai compagno di viaggio in questo cammino impervio che abbiamo intrapreso, con noi condivide ostinatamente il bisogno di condivisione e d’amore. Si prospettano tante battaglie: contro l’ipocrisia, contro la violenza e, soprattutto, in questo momento contro il reiterato tentativo di violare il grembo della Grande Madre. Per questo, una nostra rappresentanza, ha partecipato, a Gesualdo, alla manifestazione regionale organizzata dal Coordinamento irpino NO TRIV, per la salute e l’economia del territorio contro i disagi ambientali. Lo spauracchio del petrolio aleggia ancora nei cieli campani, non bisogna abbassare la guardia, in alto si è convinti che l’oro nero possa essere il mezzo ottimale per risanare l’economia italiana. La nostra povera terra si trova ancora una volta in balia di padroni matricidi. Secolo dopo secolo, la storia si ripete, identica, il Sud paga e non ha abbastanza voce per farsi ascoltare forse perché non conosce i cori ma è abituato da sempre a voci soliste.

Franca Molinaro