Ci sono vuoti che ci pervadono e restano per sempre impossibili da colmare: ci abbattono e lasciano senza parole. Ci sono, invece, persone straordinarie che, eroi del nostro presente, riescono a vedere in quel buio infinite stelle luminose, come le occasioni di estrarci dell’oro da quel vuoto, dalle crepe di quel vaso rotto. Eugenio Montale con Le Occasioni ce lo insegna: le occasioni in cui quel vuoto si fa presenza, che spesso trascende la realtà fisica delle cose per diventare uno spirito immateriale presente in tutte le cose, proprio attraverso quell’assenza assordante.“E l'altre ombre che scantonano nel vicolo non sanno che sei qui”, perché chi non riesce ad andare oltre la visione di ciò che l’iride riflette non potrà mai capire Le storie degli altri.
“Non si vede che col cuore” direbbe il Piccolo Principe, Federica Giannelli nelle sue poesie, circa trenta, che compongono la prima raccolta, uscita il 30 maggio per Scuderi Editrice, ha scritto le storie di chi l’ha accompagnata, e la accompagna, nella sua di storia. Molte esplicite, altre estremamente personali e schive, i componimenti sono a tratti crudi e aspri, non lasciano spazio all’immaginazione ma ci catapultano nell'empatia dell’autrice e nel senso dei racconti di chi nemmeno conosciamo. Altre, invece, astratte, ci portano su nel cielo, poi giù nel mare, e in tutti i luoghi dove si è fatta viva quella presenza-assenza: quella del padre che Federica perde in tenera età, e che resta per sempre vivo nelle sue memorie, ora, finalmente, poste insieme in una raccolta.
Ed è proprio con “Papà” che si apre il libro, una poesia dal bagaglio emotivo incredibilmente pesante, ma dalle parole leggere, come quella presenza incessante ma timidamente invisibile.
Il 30 maggio la Mondadori dell’Autostazione, nuovissima apertura in città, ha ospitato la presentazione de Le storie degli altri, con la partecipazione di Giovanna Scuderi, la fondatrice della casa editrice avellinese che ha permesso che questo libro fosse realtà. Con un’introduzione della professoressa Ornella Di Gisi, che ha saputo spendere le parole più giuste, sottolineando la personalità di Federica che si riflette, come in uno specchio, nella raccolta.
Le storie degli altri oltre a raccontarci di storie straordinarie, di occhi che sanno parlare, di vite mai date per scontate, dei fili rossi che le congiungono, ci ricorda che la nostra città può essere ancora un luogo di opportunità, nel quale ognuno di noi può trovare lo spazio di cui necessita per esprimersi.
Carmen Melillo