La "FAME" si mette in mostra

Giovedì 17 settembre s'inaugura al PAN di Napoli il progetto espositivo di Monica Marioni

“Di cosa ho fame?   Di che cosa si ha davvero fame? Qual è il vero bisogno?” Sono domande che nascondono un altrove esistenziale che spesso mettiamo da parte, esattamente come le nostre emozioni. Non a caso, spesso, leghiamo queste ultime al cibo.

S’inaugura il 17 settembre alle 17.30 la mostra FAME! L’interessante progetto espositivo site specific di Monica Marioni per il PAN Palazzo delle arti Napoli, promosso dall’Assessorato alla Cultura e Turismo del Comune di Napoli e curato da Igor Zanti.

Il progetto arriva a Napoli dopo l’allestimento milanese del Museo Fondazione Luciana Matalon.  Un progetto itinerante che cambia forma a seconda delle città in cui viene ospitato.

“FAME! Evidenzia - parafrasando l’attualissimo tema di EXPO - il lato oscuro del nutrirsi nel pianeta” si legge nel comunicato introduttivo all’evento. L’artista Monica Marioni pone il suo sguardo  sui disturbi e le nevrosi dell’individuo: quelle  legate al cibo ma non solo. Ogni altro tipo di appetito può diventare ossessivo, come quello per il successo, il denaro, il sesso e altri ancora.

La mostra occuperà gli spazi Atrio e Foyer di palazzo Roccella, sede del PAN d è articolata sia in opere visive che in un’installazioe. Ne risulta un dialogo tra la forte carica simbolica dei quadri e le installazioni. L’esposizione segue una logica verticale: dal basso all’alto, per ricordare il nostro essere terreni. 

Il progetto FAME! è frutto di un percorso soprattutto autobiografico come ha scritto il curatore Igor Zanti: « Non possiamo in questo caso parlare semplicemente di una mostra, ma di un progetto composito che si svolge in un arco di tempo piuttosto lungo e tocca luoghi e spazi diversi. La Fame di cui parla Monica è una fame che viene declinata in tutte le sue accezioni fisiche e psicologiche, è uno stato perenne di insoddisfazione, di ricerca, di caccia, di inseguimento di un bisogno di vita e della sua intrinseca negazione. Al centro di tutto rimane l’io, o forse, in accezione non negativa il super-io dell’artista che conduce il progetto in una sorta di narrazione dove l’aspetto autobiografico è sempre presente».

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Marina Brancato