Cinquanta anni come cinquanta milioni di copie vendute nel mondo non sono cosa da poco. In pratica si calcola che in ogni momento della giornata, da qualche parte del mondo, qualcuno ne sta ascoltando una parte. Parliamo dell’opera dei Pink Floyd, “The Dark Side of the Moon”.
Nato nel 1973, è l’ottavo della loro discografia e segue dischi all’epoca considerati ostici, certamente strambi come “Atom Heart Mother” e “Meddle”, per mettere insieme pezzi che nei vari anni avevano proposto al pubblico dei concerti, specie nei due anni che precedono l’uscita del disco.
Per celebrare questo capolavoro della musica moderna nel compimento del suo cinquantesimo compleanno, ad Avellino, sabato 25 marzo, è stata allestita una mostra presso il negozio di dischi “Camarillo Brillo” in via Mancini, 9. Saranno esposte cinquanta delle oltre mille versioni stampate dal 1973 ad oggi.
“Sono esemplari - spiega il curatore e collezionista Carmine Libretto - provenienti da tutto il mondo, per la stragrande maggioranza su vinile, certamente tra le più curiose ed intriganti, come quelle russe o come le copie sudcoreane monocromatiche o censurate, o ancora quelle colorate o le ricercate copie giapponesi. Insomma, una mostra per intenditori ma che solleticherà parecchio l’interesse di cultori, come di semplici curiosi”.
Seguendo l’onda culturale ed allucinata dell’epoca, “The Dark Side of the Moon” si colloca nel filone della moda psichedelica che fece delle sostanze psicotrope supporto e fonte di ispirazione. I brani sono uniti da un filo logico che parte dal concetto di vita e – prima di arrivare alla morte – si interroga sul tempo, la follia, l’avidità, l’alienazione, l’egoismo. Lo fa attraverso testi che spesso sono domande e riflettono una confusione che potrebbe essere giovanile ma che è anche esistenziale.