Pagani, cantori della natura: Emian, storia di Anna e Emilio

L'Irpinia, la musica, l'amore per la natura, il ritorno a una vita fatta di cose semplici.

Anna Cefalo e Emilio Cozza sono due giovani musicisti che hanno dato vita a un progetto molto interessante: far rivivere la cultura celtica qui in Irpinia. Così nacono gli Emian PaganFolk

Avellino.  

«I primi uomini avevano bisogno di poco per vivere, spesso una vigna e delle galline, erano un'unica essenza con l’universo. Quando le energie del creato, quelle dell’uomo e quelle della natura si allinearono, fu partorita la musica: i flauti riproducevano il cinguettio degli uccelli, le percussioni lo scalpiccio degli animali dalla grande mole, le corde il vento fra i rami». Emilio Antonio Cozza e Anna Cefalo, fondatori del gruppo Emian PaganFolk, recentemente entrato nell’olimpo della musica celtica nazionale con la vittoria del prestigioso Celtic Festival di Montelago, ci parlano della loro esperienza: un viaggio che va oltre la musica. Un ritorno alla vita semplice, scandita dai tempi della natura, fedele all'equilibrio del cosmo, allietata da musiche che raccontano meraviglie e miracoli dell'ambiente che li circonda.

«La mia è una spiritualità concreta - esordisce Emilio - non credo in una divinità che ci guarda dall’alto e tira le fila della nostra esistenza. Il mio Dio vive in ciò che mi circonda: l’acqua, l’aria, il fuoco, la terra, ma anche la musica e l’ineffabile soffio del vento. E’ plasmato dalla stessa essenza del cosmo, della stessa essenza dell’uomo. E’ sempre un gioco di equilibri: tutto è fatto di energia, quando riusciamo a riconnetterci con l’armonia primordiale dell’universo nulla ci è precluso e possiamo influenzare la realtà, creare il nostro destino. La musica può aiutarci a riscoprire quest’armonia, diventare chiave dei misteri che velano il creato».

La vita dei ragazzi è interamente dedicata a questa riscoperta della dimensione originale dell’essere umano. Immersioni in natura quotidiane, spesso accompagnati dal loro cane Cisco qui nella pineta di fronte ai ruderi del castello di Monteforte. Uno stile di vita scevro da eccessi: consumo di cibi stagionali e poco raffinati, pratica della meditazione, cammino a piedi scalzi, osservazione dei fenomeni metereologici e poi, ovviamente, c’è la musica alla quale sono completamente votati. Le melodie del Nord Europa, con predilezione per i canti celtici. Musiche che s’immergono in acque di laghi leggendari, che presenziano ai riti ancestrali dei misteriosi druidi, che cantano la grandezza della natura, creta perfetta per plasmare il loro progetto. L’Irpinia con i suoi paesaggi e la sua storia ha fatto il resto, così nascono gli Emian PaganFolk. Ad Anna e Emilio si sono aggiunti Danilo e Martino, che condividono idee e passioni per la stessa musica.

«E’ illuminazione - continua Anna – la musica mi esplode in testa quando meno me l’aspetto: acquisisce colori, forme, sfaccettature, che attecchiscono sbocciando rigogliose dove prima c’era il caos informe o il nulla. Quando questo accade registro subito la melodia, ma non la scrivo. Intendo preservare le energie creative il più possibile, senza cristallizzarle sul foglio. Credo che la musica, così come quel testamento dell’esperienza che ci contraddistingue, giaccia sopita dentro di noi da sempre, forse da prima del concepimento stesso, attende solo di essere innescata. Ci sono melodie che possono compiere questo miracolo. Quando vengono trasmesse all’esterno le si può modificare all’infinito, incontrano altre esperienze, altre musiche, in un ricamo infinito di essenze che si alimentano alla stessa fonte».

«Fin dal primo lavoro in studio "Acquaterra" – continuano – lodiamo le bellezze di questa provincia e l’importanza di custodirle. Preservare le risorse del pianeta e poi riscoprire l’energia che lo alimenta. Ci sono musiche che si connettono con i nostri organi interni, altre che possono guarirci. Nel folk, ad esempio, gli strumenti con frequenze basse riaccendono gli istinti primordiali, quelli a frequenze medie lo stomaco, le note acute il cervello e la ghiandola pineale che corrisponde al nostro terzo occhio, all’intuizione. La musica può così risvegliare sensi che credevamo di aver perso per sempre o dei quali ignoravamo l’esistenza».

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?(La foto di copertina è gentilmente concessa da Pellegrino Tarantino)

Andrea Fantucchio