"Nelle tante Italie": le storie dell'Unità nell'ultimo libro di Toni Iermano

Gattopardi, capitani di ventura e "uomini militanti" raccontati nel testo per Liguori editore

nelle tante italie le storie dell unita nell ultimo libro di toni iermano
Avellino.  

Gattopardi, voltagabbana e capitani di ventura ma anche l'affermazione dell'uomo teorizzato da Guicciardini. Sono loro - insieme a tanti altri - i protagonisti delle vicende che nella seconda metà del diciannovesimo secolo portarono all'unificazione dell'Italia. 

Vincende complesse che ancora oggi animano il dibattito degli studiosi e appassionano gli amanti della storia, raccontate magistralmente nel testo "Nelle tante Italie - Gattopardi e "uomini militanti" nei conflitti della modernità" scritto da Toni Iermano per Liguori editore.

Il professore di letteratura italiana all'Università degli studi di Cassino ha ripercorso quei momenti, raccontando uno spaccato di volti ed episodi. "In un’umida sera dell’ottobre 1860 anche a Donnafugata era arrivata l’Italia. «Dietro la scrivania di don Calogero fiammeggiava una oleografia di Garibaldi e (di già) una di Vittorio Emanuele, fortunatamente collocata a destra». Don Fabrizio Salina ebbe il buon gusto di non brindare con il pretesto che «le grandi gioie sono mute». Da quel momento gattopardi, “uomini militanti”, voltagabbana di mestiere, capitani di ventura saranno protagonisti della non bucolica storia dell’identità italiana", come si legge nella quarta di copertina.

"Francesco De Sanctis fin dagli anni della Scuola di Vico Bisi, conclusa sulle barricate del ’48, aveva esortato le nuove generazioni a credere nella concretezza dell’Idea e nell’intimo rapporto tra la Scienza e la Vita. Le vicende post-unitarie, oltre la cortina dei travestimenti patriottici, esaltarono la supremazia di quell’Uomo del Guicciardini che tradiva le utopie concrete per rinnovare antichi vizi e seducenti corruzioni. Eppure l’“uomo militante” non ha smesso di postulare, pur nella complessità delle tante Italie, il senso vivente della conoscenza e della non defilata militanza. Il meridionalista Leopoldo Franchetti (livornese come il rivoluzionario Carlo Bini), costituì un audace esempio di questa esplorazione tra i perenni conflitti della modernità".