Rete co'Mar: quando la musica abbatte i muri della differenza

Intervista a Silvia Romano,vocalist del Collettivo che collabora con i centri di accoglienza

Avellino.  

La Rete co'mar nasce nel 2011 come una laboratorio di sperimentazione musicale e teatrale aperto a chiunque volesse parteciparvi:da qui il nome Co'mar, Collettivo Organizzato di Manutenzione Artistica Reciproca.  Da tempo collabora con i centri di accoglienza (l’ultimo a Forino e nella zona dell’avellinese) dove offrono laboratori di musica e teatro a stranieri. Domani, domenica 24 maggio alle 18.30, il collettivo sarà all'auditorium di Scampia con il tradizionale appuntamento della Canzone di Pace dove si esibiranno gruppi straordinari e dove verranno presentate le realtà di varie associazioni culturali che da anni agiscono sul territorio. Come  la Scuola di Pace che ha organizzato l'evento e che da molti anni fornisce lezioni di italiano gratuite agli immigrati presenti sul territorio campano. Abbiamo incontrato Silvia Romano, vocalist della band.


Che cos’è la Rete co’ mar?

E' una band vera e propria, con il tempo ha accolto in sé le storie e i vissuti artistici dei singoli componenti (cinque musicisti ed un attore-regista: Silvia Romano voce, Vittorio Nicoletti Altimari basso, Luigi Brunetti chitarra, Emanuele Aprile piano e fisarmonica, Antonello Petrella sassofoni e Raffaele Bruno voce recitante, ndr), e riuscendo a trovare la giusta sintesi nella forma del “Teatro-canzone”. O, meglio, della 'Canzone-teatro', una formula questa un po’ coniata, ad indicare un modalità di fare teatro in musica che non è solo testo recitato dentro il testo musicato, ma è  un “vestito da mettere in scena”, in qualche modo è perciò ovunque e investe i musicisti stessi. Nella Rete l’idea è che il teatro attraversa la musica. Le dà la forma necessaria e insostituibile, caricandola di ulteriori significati e sempre nuove possibilità espressive.  Ma Rete Co'mar, oltre che Collettivo, è per assonanza anche “rete col mare”. Ed il mare rinvia a una Napoli un po’ "cartolina", quella di uno stereotipo ancora duro a morire e che la Rete con il suo linguaggio grottesco e scanzonato prova a superare nella modalità sia autoriale che scenica.

Quali sono stati i momenti decisivi nel vostro percorso?


Nel 2014 è decisivo l'incontro con Claudio Poggi (già produttore di Terra mia di Pino Daniele) con il quale pubblichiamo il nostro primo disco “Tutti fuori” che esce nel novembre del 2014, accompagnato dal videoclip del singolo Polvere leggera, dedicato a Felice Pignataro fondatore del Gridas di Scampia e creatore del Carnevale di Scampia, una manifestazione che da più di 30 anni si tiene a febbraio in uno dei quartieri più complessi di Napoli. Abbiamo raccolto un buon consenso di pubblico e di critica, probabilmente per la varietà del nostro progetto capace di mettere insieme sonorità mediterranee e napoletane con il funky e il rock, ma anche idee lontane di musica balcanica mischiate con le tipiche sfumature della musica latino-americana. A tutto questo si unisce l'esigenza di dire qualcosa attraverso i testi, di raccontare storie, di dare immagini, attraverso un processo di creazione collettiva che ci vede tutti autori e arrangiatori di testi e musica.

Qual è la particolarità dei vostri spettacoli?


Per quanto riguarda il nostro spettacolo di certo non è il solito, è una sorta di viaggio, unico e scanzonato, tra la realtà e la finzione. L'obiettivo di “tutti fuori” di superare simbolicamente ma anche operativamente (la Rete è anche associazione) l'ordinario e gli schemi di una quotidianità a volte prigione. E proviamo a farlo descrivendo storie di "piccole rivoluzioni" quotidiane, che si risolvono in pochi gesti e alle volte in pochi giorni. "Polvere leggera" descrive per l'appunto il carnevale a Scampia come di una realtà viva e colorata, che rompe con lo stereotipo di una Scampia "grigia", degradata e periferia del mondo e si presenta a noi come tra le forme "rivoluzionarie" di riscatto più riuscite della città di Napoli. Ma è anche nel simbolismo etereo di canzoni come: “Maya”, nel racconto alienato di “Dove Vai” e de “Il falso problema” che si circoscrivono realtà diversissime di "resistenza" e che esistono nella consapevolezza di voler superare i limiti imposti, ma sempre nell’incapacità di riuscirci a pieno. Il tutto raccontato in un mood ironico, stridente e coscientemente disilluso.«Faccio finta di poterti accontentare», si canta in Maya; tutto ciò che la vita può concedere e che alla fine dobbiamo farci bastare, pur rimanendone pieni, ebbri, e sempre fedelmente innamorati.

Tra i vostri impegni nel sociale c’è anche un progetto di collaborazioni nei centri di accoglienza.  Ci racconti questa esperienza? Cosa vi ha lasciato?


La Rete co'mar è anche un'associazione culturale che si impegna già da anni nella presentazione di progetti sociali. In particolare, grazie all'8 per mille della tavola valdese, offriamo laboratori e lezioni gratuite di musica e teatro a stranieri ed extracomunitari che spesso sono costretti a vivere realtà difficili. Ultimamente abbiamo collaborato con centri di accoglienza: a Forino e nella zona dell'avellinese. dove ci è stato possibile incontrare la ricchezza e spesso il talento di molti ragazzi costretti ad una costante “attesa”, di documenti e di carte che regolarizzino la loro permanenza nel nostro paese. Quello che spesso è descritto dai media come una folla indefinita di clandestini  votati alla delinquenza e di extracomunitari senza permesso di soggiorno è stato per noi un reale interlocutore, in un incontro, quello artistico, che è rimasto fonte effettiva di ricchezza e crescita per entrambi, noi e loro.

I ragazzi, tutti giovanissimi, hanno potuto esprimersi attraverso la musica, la loro musica, e il risultato non è stato soltanto quello di una fruizione esterna da parte nostra. Le loro “improvvisazioni” musicali erano assolutamente condivise da noi al momento, suonavamo con loro, in una sorta di mescolamento e fusione “estemporanea” di identità artistico culturali e di generi musicali. Questo ha creato unicità e bellezza.

Musica e intercultura possono essere insieme un viatico per l’integrazione?

Si dice che la musica “abbatte i muri” della differenza, di qualsiasi tipo di differenza, forse perché è l'unica cosa che riesce a cogliere tutti in un solo momento e ad uno stesso livello di (in)coscienza; tutti a fare la stessa cosa e a goderne nello stesso istante. Senza dislivelli di dominio, discorsivi e di prassi. E' un linguaggio non-linguaggio che può legare in tempo reale chiunque in un flusso che non può mai essere del tutto codificato. Sempre indistinto e “egualitario”. E in ogni caso è l'unico linguaggio che La Rete utilizza e diffonde per farsi conoscere.. ci sarebbe piaciuto imparare a parlare tutte le lingue africane o dell'est europa, confessiamo che ci riesce molto più facile suonare e far suonare!

Prossimi progetti?

E' in uscita il nostro nuovo videoclip, ma non vi sveliamo niente e lasciamo la dovuta suspense; intanto potete venire ad ascoltarci dal vivo il 30 maggio in un concerto tutto nostro al Lido Pola,
Ma soprattutto domani all’auditorium di Scampia, noi della Rete, sia come band che come Direzione Artistica dell'evento, saremo in prima linea!

Marina Brancato