I fiori del latte nella "terra dei fuochi" e i rischi per noi

Le implicazioni dell'inquinamento sulla salute raccontate da un medico in prima linea

Avellino.  

di Raffaele Iandoli *

Il 25 e il 26 dicembre, al teatro Carlo Gesualdo, è andato in scena lo spettacolo: “I fiori del latte”. In un teatro pieno, Biagio Izzo si è allontanato dalla superficialità tipica dei film girati con Massimo Boldi e Christian de Sica per affrontare, in modo serio anche se divertente, il problema dell’inquinamento ambientale, della terra dei fuochi e della totale inerzia, se non convivenza della politica con il malaffare.

Lo stile è quello di sempre. Una successione di battute divertenti in un misto, non pesante, di italiano e napoletano.

Tutto di svolge nella terra dei fuochi, a Casaldisotto scalo. La storia inizia con due cugini decisi ad aprire una fabbrica di mozzarelle di bufala sfruttando le migliori tecnologie in un’oasi ecologica con metodi sani e naturali. Tutto sembra procedere bene finché l’operaio, un ingegnere nucleare ucraino, scopre il cane dei cugini morto, mentre scavava un buco nel terreno del pascolo. Aveva trovato un bidone di scorie tossiche che, istantaneamente, l’avevano avvelenato. Il primo tempo si chiude con la divertente crisi di coscienza dei due cugini. Aniello Scapece (Biagio Izzo) vuole chiudere la fabbrica, mentre il secondo vuole aprire a tutti i costi per poter restituire i soldi ricevuti in prestito dalla camorra.

Nel secondo tempo la storia si complica. L’intreccio tra camorra e imprenditoria del nord diviene evidente, mentre si scopre che Aniello è forse padre di un bambino di sei anni avuto dalla fidanzata scappata a fare la badante in Ucraina.

Alla fine, si scopre l’inganno. Il bidone di rifiuti tossici era stato sepolto ad arte, il cane non era morto avvelenato e i latticini prodotti non erano contaminati. Tutto era stato organizzato dalla camorra per far fallire i due cugini, impossessarsi della loro terra, e favorire un imprenditore bergamasco che aveva bisogno di un campo dove seppellire i rifiuti tossici della sua fabbrica. Lo spettacolo si chiude con le parole di Izzo che, in sintesi, ci ricordano che: questa è la nostra terra ed il nostro lavoro… nessuno ci difende …. Sta a noi non rimanere in silenzio, chiusi nell’omertà a cui la politica clientelare ci costringe.

La storia ci tocca direttamente in quanto gli effetti dell’inquinamento ambientale non risparmiano la nostra città.

Recentemente, sui quotidiani locali e nazionali, si sono lette notizie di particolare interesse circa la purezza dell’acqua che beviamo. Articoli di stampa, a più riprese, hanno riferito dello sversamento d’amianto nel torrente Fenestrelle, avvenuto nel 1986, fatto per il quale c’è ancora una inchiesta della Procura in corso.

Nel giugno scorso è toccato ai pesticidi, con allarmanti articoli riguardo 80 pesticidi normalmente ricercati nelle acque, mentre la Regione Campania (attraverso l'Arpac) ne cerca e indaga solo su 56. L’articolista concludeva affermando che nelle acque “ad Avellino e provincia non risultano pesticidi impiegati in agricoltura semplicemente perché questi non vengono ricercati”.

Sembra che anche altre sostanze come il dicloro-metano e il tetracloroetilene, adoperato nell’industria conciaria, non vengano ricercati nell’acqua potabile. È tutto ciò davvero possibile?

Altri titoli di giornali. Appena pochi mesi fa.  Altrettanto preoccupanti: “... veleni immessi dagli scarichi abusivi nel fiume Sabato".

Nelle righe si legge che la quantità e pericolosità degli scarichi di sostanze tossiche nel fiume è rilevante. Nell’articolo si dichiara anche, che “la salvezza dell’habitat fluviale appare sempre più complicata …. L’agricoltura d’eccellenza è alle prese negli ultimi decenni con un inquinamento che non ha precedenti nel territorio …. Un anno fa, nello stesso tratto, furono rinvenute numerose carcasse di pesci morti per anossia …. La causa di quella moria ittica fu imputata alla presenza di nitrati nelle acque del sabato”.

Il giorno seguente sempre su artiocoli di stampa la notizia sui livelli d’inquinamento nell’area di Pratola Serra, che sono fuori controllo mentre si invocano, ancora una volta, verifiche mirate.

L’inquinamento delle acque rappresenta un danno che coinvolge diverse attività sociali, quali la pesca, l’agricoltura, le riserve d’acqua potabile, e danneggia a tutte le età, dai neonati agli anziani.   

Il glifosfato è un erbicida utilizzato in agricoltura, che dovrebbe essere cercato e dosato in tutte le acque impiegate per i bisogni umani. Una indagine del 2017 ha rilevato la presenza di questa sostanza in molti marchi di pasta italiani.

La difesa della salute è fondamentalmente legata al controllo della qualità degli alimenti e bevande, ed ecco che, in mancanza d’altro, uno spettacolo teatrale ce lo ricorda in modo incisivo e divertente.

* Dirigente Medico Divisione Dermatologia  A.O. San Giuseppe Moscati Avellino