Nel piccolo paese di Teora, adagiato lungo le colline che coronano Cresta del Gallo, nell’ambito delle iniziative patrocinate dal comune che va programmando un nuovo anno ricco di eventi, mostre, convegni e quanto altro può essere speso a favore della cultura, il 25 marzo alle ore 18,00 nella sala Europadella casa comunale, dopo una lunga serie di eventi già conclusi, alcuni ancora in corso e di eventi letterari che hanno interessato più che altro la prosa, sarà la volta della poesia ed ancora una volta sarà una silloge poetica dell’architetto Nicola Guarino ad essere presentata al pubblico.
La silloge dal titolo “Il pianto della luna” raccoglie un senso più smagato del tempo, anche quando lo incalza e lo rincorre sulla lama pungente del ricordo, anche quando stenta a soffermarsi sulla vertigine del futuro, le parole, ruvide ed aspre, rotolano come sassi sul filo dell’acqua, si scardano e si levigano rimbalzando sulle superfici scheggiate dell’animo che piange dell’altrui dolore; si condensano in pensieri e si sciolgono in gocce di pioggia, nell’invocazione ai figli e amici, assorbono e racchiudono la luce nella scia che sprigionano attraversando il buio dell’infinito trafitto dal chiarore della luna, confidente perenne del suo animo che scioglie nella notte le paure ancestrali (Filomena Donatiello, prefazione).
E' per dirla anche con Antonio Palumbo, architetto irpino: “Ricerca inesausta e penosa della parola: questo è il cruccio di Nicola Guarino che, con questa selezione, raggiunge una piena e sofferta significatività poetica.
Nicola ha superato la fase iniziale della “lotta” tra narrato poetico e calcificazioni linguistiche: la pienezza non abita più nella parola, la parola è vana, inerte, e quando diventa schermo alle cose se ne allontana e si ritrae dietro di esse.
L’anima della poesia è cavare dalla massa del dolore, dell’amore, del tempo, dei luoghi un senso, è solo in questo modo (intrapreso da Nicola) che la poesia non abdica al ruolo di tracciatrice di segni distinguibili, bisogna che essa leda l’uniformità indistinta della vita per aprire un varco. Queste poesie, arabeschi filigranati ed immateriali, ci restituiscono il senso della lotta della parola per spogliarsi, finalmente, della propria consistenza.
Redazione Av