Vinicio Capossela presenta "Il paese dei coppoloni" a Sant'Angelo dei Lombardi. Un appuntamento particolarmente atteso in Irpinia, e in Alta Irpinia, dove si attende con ansia la curiosità di riconoscersi nelle pagine scritte dal cantautore calitrano, impegnato a pochi giorni dall'uscita del libro, in tour nelle maggiori librerie dello stivale. Le recensioni pubblicate dalla casa editrice, la Feltrinelli, annunciano un successo letterario senza precedenti, un'ennesima occasione per l'Alta Irpinia e la terra del cratere di catturare i riflettori della ribalta nazionale. Memoria, radici, paesaggio e civiltà contadina dettano la metrica delle pagine, dove calitrani, conzani, lionesi e rocchesi si riconoscono e riscoprono il senso dell'appartenenza.
“Da dove venite? A chi appartenete? Cosa andate cercando?” Così si chiede al viandante-narratore nelle terre dei padri. Il viandante procede con il passo dell’iniziato, lo sguardo affilato, la memoria popolata di storie. E le storie gli vengono incontro nelle vesti di figure, ciascuna portatrice di destino, che hanno il compito di ispirati accompagnatori. Luoghi e personaggi suonano, con i loro “stortinomi”, immobili e mitici, immersi in un paesaggio umano e geografico che mescola il noto e l’ignoto" si legge nella presentazione.
Anche qui, centrali i temi sollevati dal cantautore con lo Sponz Fest, l'evento estivo di maggiore successo degli ultimi tempi, che ha fatto di Calitri uno dei palcoscenici di maggiore rilevanza nazionale, alzando il sipario non solo sulle risorse della terra di mezzo, ma anche sulle tante sofferenze che la affliggono. Torna l'adagio costante dell'appartenenza e dell'accoglienza: la vita quotidiana si racconta attraverso la saggezza dei personaggi, che hanno adeguato i ritmi della natura a quello dell'uomo. Un modo di vivere e abitare i luoghi che spesso sembra essere offuscato da quello che si definisce “modernità” e che ha la pretesa (quanto mai infondata) di volee stravolgere abitudini e culture. La musica è un compagno importante di tutta la narrazione, e in questo contesto letterario, come nello Sponz rappresenta l’anima del racconto. Sonetti, ballate e ritmi ancestrali accompagnano gli eventi, le celebrazioni, i riti propiziatori. Dall’uccisione del maiale, alle nascite ai funerali, passando per i matrimoni, dove si compie il miracolo dell’accoglienza: attraverso le danze i commensali si inzuppano di sudore, “si sponzano” e perdono la loro rigidità, consentendo di aprire il cerchio della società e di accogliere la nuova famiglia. Un rituale di antropologia culturale che viene raccontato da Vinicio come uno dei più grandi miracoli compiuti dagli abitanti di una comunità. Senza trascurare il tema del viaggio, dell’emigrazione, dello spopolamento del sud e del richiamo sempre vivo delle terre dorate dei campi di grano.
Il treno e la linea ferroviaria Avellino Rocchetta resta protagonista indiscusso, che si avvolge non solo di grande valore storico e simbolico per l’Alta Irpinia, ma rilancia un tema strettamente attuale, che mira a traguardare il futuro dell’entroterra campano e invertire il trend demografico. Già in occasione della rassegna “Mi sono sognato il treno”, il cantautore calitrano ha offerto la possibilità di rivalutare le stazioni dismesse e far rivivere luoghi desolati e abbandonati.
"E’ questa la vallata dell’Ofanto, il fiume franoso che tutti nutre e corrode i paesi che attorno gli stanno aggrappati. Instabile è il terreno e instabili gli abitanti, che bruciano le loro stesse terre. E le coltivano. In mezzo alla valle si alza un solo monte, che a tutti gli altri offre la sua erta. Tra tutti sta in alto, vantato sul dirupo. Nel buio è il lume più vicino al cielo. Lassù, come una stella polare, eccolo, orientante, il paese dei coppoloni…Tutti lo vedono e nessuno ci va. E loro, i Cairanesi, che così si nominano, se ne restano là. Isolati nel vento, come vedette. Sentinelle. Alla guardia se ne stanno. Incoppolati."
di Elisa Forte