Luca Pini, ex calciatore professionista dell’Avellino, già finito in passato sotto la lente della DDA per rapporti con il clan di Secondigliano di Vinella Grassi, finisce di nuovo nel mirino della Procura antimafia napoletana. Il nome dell’ex centrocampista biancoverde finisce in una nuova inchiesta, che ha coinvolto esponenti del clan Licciardi e Sautto-Ciccarelli di Secondigliano. Pini risulta infatti indagato a piede libero per ricettazione aggravata dalla finalità mafiosa.
Camorra, pallone e orologi di lusso
questo l'intreccio su cui hanno lavorato i magistrati della Distrettuale di Napoli che ha portato ad otto arresti. Lo stesso intreccio che 10 anni fa lo avevo portato a un'accusa di concorso esterno e frode sportiva. Archiviata quella pagina giudiziaria, il nome dell’ex centrocampista napoletano emerge oggi nuovamente da un’altra inchiesta.
Per lui i pm della Procura partenopea avevano chiesto la custodia cautelare in carcere, ma il gip Comella non ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza.
La ricostruzione dei pm
Secondo la ricostruzione della pubblica accusa, l’ex calciatore biancoverde, oggi dirigente della Puteolana 1902, che milita nel campionato di Serie D, ricevendo dal reggente dei Licciardi Antonio Bruno “20mila euro che utilizzava per acquistare un orologio Rolex Submariner, trasferiva -si legge nell’ordinanza- denaro proveniente dalla attività illecite del clan e compiva operazioni tali da ostacolare l’identificazione della provenienza delittuosa del denaro”.
I rapporti tra il presunto ras di Secondigliano e l’ex calciatore dell’Avellino sarebbero andati avanti dal 2019 fino al 24 luglio 2022, come sarebbe emerso da una fitta serie di intercettazioni telefoniche e ambientali. Proprio grazie a quelle registrazioni la Squadra Mobile ha infatti ricostruito una serie di incontri avvenuti tra i due indagati.
La vecchia inchiesta
Nel 2023 per lui si era già chiusa una pagina giudiziaria, che si era aperta nel 2016, per l’inchiesta relativa alle scommesse del clan della Vinella Grassi di Secondigliano sulle partite di calcio dell’Avellino. Due le partite che erano cadute sotto la lente degli investigatori delle Procura della Repubblica di Napoli e della Procura Federale: Modena-Avellino ed Avellino- Reggina, scontri dove i camorristi risultavano aver scommesso in totale ben 600 mila euro.
Un incubo, quello per il centrocampista napoletano, sancito dalla Corte di appello di Napoli.La I magistrati della seconda sezione, condividendo le ragioni giuridiche formulate dagli avvocati Dario Vannetiello del Foro di Napoli ed Angelo Loizzi del Foro di Bari, annullò le condanne ricevute in primo e secondo grado, decretando l’assoluzione per Pini dalla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa pari ad anni tre e mesi sei di reclusione, irrogando solo mesi sei di reclusione per il delitto di frode sportiva con la sospensione condizionale della pena.