Nessun abuso nelle vesti di medico e violazione, nessun accesso abusivo: la tenda pre triage era chiusa e non funzionante.
Dopo il verdetto dell'Asl di Avellino, attraverso una commissione interna che ha già archiviato il procedimento disciplinare a carico del ginecologo dell'ospedale Sant'Ottone Frangipane rimasto coinvolto insieme alla moglie nella bufera Covid ad Ariano all'inizio dell'emergenza con la conseguente chiusura del pronto soccorso, dopo cinque anni arriva anche la sentenza del tribunale di Benevento che mette fine alla vicenda giudiziaria restituendo dignità ad una famiglia di persone perbene.
Il tribunale di Benevento, giudice Simonetta Rotili, ha assolto gli imputati con la formula "perché il fatto non costituisce reato". Una sentenza che riconosce, dunque, l’assenza di profili di responsabilità penale nella condotta degli imputati.
In un primo momento il noto professionista era stato definito ingiustamente un untore ricevendo attacchi da più parti persino da cariche istituzionali.
Una brutta storia che nonostante il calvario subito, il medico ha saputo affrontare con dignità, fiducia e determinazione, in silenzio. Oggi arriva la svolta definitiva.
Il suo legale Carlo Frasca, ha smentito sin da subito ogni illazione nei confronti del suo assistito dopo che l'Asl aveva chiesto la sospensione dal servizio per 6 mesi, compreso lo stipendio: "Dalle documentazioni che abbiamo prodotto - non è mai risultata alcuna violazione addebitata dall’Asl. Nessuna persona venuta in contatto con lui o con la moglie, tra personale sanitario e altri utenti, venne contagiata. E questo risulta dalla documentazione."
I fatti si riferiscono al 5 marzo 2020, quando la moglie del medico affetta da insufficienza respiratoria giunse al pronto soccorso accompagnata dal marito.
"Quel giorno la tenda del pre-triage non era ancora in funzione. Montata, ma chiusa, senza neppure attrezzature e personale all'interno. Insomma non era operativa. Nessuna violazione, dunque, anche perché diventa materialmente impossibile violare un qualcosa che non esiste. Regolare dunque la procedura seguita dal ginecologo che, in quel momento non era in servizio.
Tutto parte dalla telefonata che effettuò verso la guardia medica perché la moglie presentava sintomi di tosse stizzosa, lo stesso medico di guardia le fissò una radiografia al torace. Da qui la corsa verso il pronto soccorso dove, il ginecologo e la moglie, entrarono solo dopo aver citofonato ed essere stati autorizzati dalla guardia giurata. Non ci fu nessuna violazione da parte del ginecologo, anzi possiamo dire che si comportò in maniera esemplare e da marito premuroso".
Quando poi vi fu la diagnosi e il trasferimento della donna al Moscati di Avellino, il medico si autoisolò avviando la quarantena nella sua abitazione. Da qui la somministrazione del tampone e la successiva positività. Da allora ha affrontato il procedimento dell'Asl fino all'archiviazione del caso con l'assoluzione definitiva del tribunale di Benevento che ha restituito la verità su quanto accaduto. Caso definitivamente chiuso.