Avellino, ancora criticità nel carcere di Bellizzi: detenuto tenta di evadere

Bloccato dagli agenti in servizio mentre tentava di confondersi tra i familiari

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Avellino.  

di Paola Iandolo 

Ancora eventi critici nelle carceri irpine. “Cambia l’anno ma non i problemi operatici e gestionali per il personale di Polizia Penitenziaria”, denuncia Tiziana Guacci, segretario per la Campania del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. “Nella Casa Circondariale di Avellino, ieri mattina, un detenuto ha scavalcato un muretto del Reparto Colloqui ed è quasi riuscito a raggiungere l’esterno confondendosi tra i propri familiari. L’uomo per fortuna è stato immediatamente individuato dal personale Di Polizia Penitenziaria in servizio presso il carcere di Bellizzi Irpino e dunque solamente grazie al pronto intervento del personale in servizio si è riusciti ad evitare quello che sarebbe stato un “ennesimo” grave evento”. Per la sindacalista, “la vicenda porta alla luce ancora una volta quelle che sono le priorità della sicurezza con cui giornalmente combattono gli uomini e le donne della Polizia Penitenziaria. Personale che con grande professionalità svolge ogni giorno un lavoro encomiabile” ed informa che “nella giornata di venerdì, gli uomini della Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Salerno sono riusciti ad intercettare e sequestrare un ingente quantitativo di sostanza stupefacente che era pronto per essere smistato all’interno. Il Sappe plaude al lavoro svolto dalla polizia penitenziaria e chiede a tutti i vertici dell’amministrazione Penitenziaria, per questo nuovo anno, segnali significativi che possano contrastare il disagio lavorativo che vive quotidianamente il personale di Polizia Penitenziaria”, conclude Guacci.

Condizioni di lavoro critiche e sovraffollamento

Donato Capece, segretario generale del SAPPE, richiama il discorso di fine anno dal Capo dello Stato Sergio Mattarella e le sue indicazioni per superare l’emergenza penitenziaria: “È vero: sono inaccettabili anche le condizioni di lavoro del personale di Polizia penitenziaria, impegnato “H24” nelle sezioni detentive e i cui appartenenti sono sempre più vittime di aggressioni e atti violenti dalla parte minoritaria della popolazione detenuta più refrattaria a rispettare l’ordine e la sicurezza anche durante la carcerazione. Ma nei nostri istituti di pena, anche per minori, si può e si deve “potere respirare un’aria diversa da quella che li ha condotti alla illegalità e al crimine”. Noi siamo pronti a dare il nostro contributo”. La proposta operativa del SAPPE è “prevedere un sistema penitenziario basato su tre “gradini”: il primo, per i reati meno gravi con una condanna non superiore ai 3 anni, caratterizzato da pene alternative al carcere, quale l’istituto della “messa alla prova”; il secondo riguarda le pene superiori ai 3 anni, che inevitabilmente dovranno essere espiate in carcere, ma in istituti molto meno affollati per lo sgravio conseguente all’operatività del primo livello e per una notevole riduzione dell’utilizzo della custodia cautelare; il terzo livello, infine, è quello della massima sicurezza, in cui il contenimento in carcere è l’obiettivo prioritario”. Quello del sovraffollamento, secondo il SAPPE, “è certamente un problema storico e comune a molti Paesi europei, che hanno risolto il problema in maniera diversa – sottolinea Capece – L’osservazione della tipologia dei detenuti e dei reati consente di affermare che il sistema della repressione penale colpisce prevalentemente la criminalità organizzata e le fasce deboli della popolazione In effetti, il carcere è lo strumento che si usa per affrontare problemi che la società non è in grado di risolvere altrimenti”. Il leader del SAPPE conclude evidenziando che “i peculiari compiti istituzionali del Corpo di Polizia Penitenziaria sono richiamati nel motto del nostro Stemma araldico: “Despondere spem munus nostrum” (garantire la speranza è il nostro compito), iscritto nella lista d’oro alla base dello stemma. Proprio garantire la speranza è un nostro dovere istituzionale, che le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria svolgono quotidianamente il servizio, nelle carceri per adulti e minori della Nazione, con professionalità, zelo, abnegazione e soprattutto umanità in un contesto assai complicato”.