Avellino, "caso Scognamiglio": assolto l'avellinese Giuseppe Vetrano

Ad emettere la sentenza di secondo grado con formula piena, la Corte di Appello di Roma

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Avellino.  

di Paola Iandolo

Terminata con l'assoluzione di tutti gli imputati, l'annosa vicenda giudiziaria che vedeva imputato l'avvocato avellinese Giuseppe Vetrano, difeso dal legale Benedetto De Maio, rimasto coinvolto nel 2015 nel caso "Scognamiglio", il giudice che doveva decidere sulla sospensione del governatore Vincenzo De Luca, in applicazione della legge Severino.  

Ad emettere la sentenza di assoluzione  “perché il fatto non sussiste” i magistrati della Terza Sezione Penale della Corte di Appello di Roma, dove erano imputati , oltre a Vetrano, Guglielmo Manna, dirigente all’epoca dei fatti della Azienda Santobono Pausillipon e marito della giudice Anna Scognamiglio, l’ avvocato Gianfranco Brancaccio e l’ infermiere del Cto di Napoli, Giorgio Pozziello.

La sentenza di condanna in primo grado e la riforma in appello

La Corte di appello di Roma ha, dunque, riformato la sentenza di primo grado, emessa dall’Ottava Sezione del Tribunale capitolino, mandando assolti tutti gli imputati, accusati insieme alla giudice Anna Scognamiglio, (assolta dall accusa  di induzione indebita già nel primo grado) che erano stati condannati nel primo giudizio, per traffico di influenze illecite ad una pena di un anno e sei mesi, con sospensione della pena e non menzione. L’ imputazione originaria era di concussione per induzione.

Dunque, come accertato dai magistrati della Corte di appello di Roma,  non ci fu alcuna promessa indebita di un incarico dirigenziale al Manna, che ad avviso degli inquirenti, aveva speso il rapporto di coniugio con il giudice (Anna Scognamiglio) che doveva decidere  sulla sospensione dalla carica di De Luca, a causa della condanna per abuso di ufficio. 

La reazione di Vetrano: ecco le sue dichiarazioni  

Nove anni fa, senza alcuna colpa, venni coinvolto in una grande bufera mediatica che ebbe come protagonisti  il Presidente De Luca, una magistrata napoletana ed altre persone tra cui il sottoscritto che aveva coordinato la vittoriosa campagna elettorale di De Luca in Irpinia . 
Il teorema accusatorio si sgonfio' dopo pochi mesi per la assoluta mancanza di prove a carico di De Luca. Nonostante ciò, il clamore mediatico assunto dall'inchiesta indusse  gli inquirenti a chiedere il rinvio a giudizio con un capo di imputazione divenuto  surreale in seguito all'uscita di scena di De Luca. 
Il processo di 1° grado rese evidente la fragilità dell ' imputazione ma, nonostante  l'assoluzione della Giudice, non si concluse con l' assoluzione di tutti gli altri imputati. 
Nel corso della requisitoria finale, infatti, la Procura della Repubblica di Roma, messa alle strette,   modifico' nuovamente l' imputazione ed il Tribunale  non se la senti' di sconfessare  definitivamente l'operato degli inquirenti. Dopo 7 anni, dunque, venni condannato per un reato diverso da quello  per il quale ero stato rinviato a giudizio ed ancor più surreale del primo. La mia odissea continuò in appello perché, nonostante la saggia ed intelligente conduzione  dell'avv. Benedetto De Maio che pubblicamente ringrazio, il processo venne infinitamente rinviato. 
Giunti finalmente alle battute finali, temevo che la Corte scegliesse la strada più sbrigativa per assolvermi dal momento che era da tempo maturata la prescrizione. 

La Corte di Appello di Roma ha invece deciso di entrare nel merito dell'intera vicenda e mi ha assolto "perché il fatto non sussiste" e, dunque, con una formula (la più ampia possibile) che, ricostruendo con serenità i fatti accaduti nel 2015, ristabilisce la verità che era già chiara nel 2017 quando si concluse l'udienza preliminare davanti al GUP. L'evidenza dei fatti è stata così prepotente che anche il Procuratore Generale ha dovuto chiedere la mia assoluzione. Giustizia è fatta, allora? Certo! Ma io ho toccato con mano il paradosso della giustizia ingiusta! Nove anni per avere giustizia sono un tempo enorme, un tempo che lentamente logora  dentro soprattutto le persone innocenti e per bene perché condiziona la loro vita, i loro affetti, il  loro lavoro e le loro idee. 

Una vicenda giudiziaria così lunga ti cambia la vita! Ciascuno reagisce secondo la propria indole ed il proprio carattere. Nel mio caso, nonostante sia stato sempre circondato da affetto e stima, la reazione è stata quella di un progressivo rifugio nel privato fino al punto di coltivare il desiderio (pericoloso) di diventare invisibile. E cosi, poco a poco, anno dopo anno, questa brutta storia, fatta di equivoci, assurde coincidenze ed errate o strumentali interpretazioni di intercettazioni telefoniche, ha profondamente segnato la mia vita privata e la mia carriera politica. Questa assoluzione perciò segna la fine di un  dolore profondo, nascosto per nove anni  e non raccontabile, ma non cancella le cicatrici che porto e le sofferenze inflitte alla mia famiglia.