di Paola Iandolo
Sono trascorsi undici lunghi anni dalla sua scomparsa di Gianluigi Russo, ma la madre non si da pace e chiede "la riapertura del caso, nuove indagini sulla scomparsa di Gianluigi". Il 18 ottobre 2013, a Mercogliano,si persero le tracce del 25enne. Il ragazzo, di professione studente iscritto al primo anno di informatica all'Università di Fisciano (Salerno), intorno alle 16:00, si allontanò dalla sua abitazione, a Torelli di Mercogliano e, rivolgendosi alla madre, Anna Iandolo, la rassicurò che sarebbe andato a fare un giro, prima di andare in palestra.
La madre si allarmò quando, a mezzanotte, non era ancora rientrato e trovò a casa la borsa della palestra, i documenti, il telefonino, la carta di credito. Del ragazzo nessuna traccia. Con lui aveva portato solo le chiavi di casa. La scomparsa fu denunciata e i carabinieri avviarono le indagini. Scattarono le operazioni di ricerca. Daniele, il giovane con cui Gianluigi aveva appuntamento prima della palestra, disse di non averlo visto.
Fu battuto tutto il territorio dell'hinterland avellinese. L'auto dello studente, una Hyundai grigio-metallizzata, venne ritrovata nel pomeriggio del 22 ottobre, nei pressi del cancello di entrata dell'ex base NATO di Campo Maggiore di Montevergine. Il veicolo era vuoto e privo di elementi utili per le indagini. Le unità cinofile fiutarono la presenza di Gianluigi nel raggio di 1 km; tracce che si persero poco oltre. Sul posto accorsero anche i Nuclei speciali, attrezzati nelle ricerche in montagna, e centinaia di volontari. Il luogo però non fornì l'esito sperato.
Tra i boschi non c'erano indizi utili per risalire al venticinquenne di Mercogliano. Perché la sua Hyundai era finita a Montevergine? Vi si era recato di sua volontà, o era stato costretto? Com'era possibile che le sue tracce si fossero perse dopo 1 km? Di Gianluigi Russo, studente modello, appassionato di sport, ragazzo serio, con una condotta educata e tranquilla, si occupò anche la trasmissione di Rai 3 "Chi l'ha visto?". In tanti telefonarono e giurarono di averlo intercettato in varie parti d'Italia. Ma si trattava, purtroppo, di sviste. Dopo quasi 3 anni di indagini e varie piste seguite, il caso del venticinquenne venne archiviato dai carabinieri come "allontanamento volontario". Un'ipotesi a cui Anna Iandolo, la madre, non ha mai creduto.