di Paola Iandolo
I giudici della Suprema Corte hanno concluso che "la disamina delle immagini delle telecamere acquisiti, per la scarsa nitidezza, non consentiva di ritenere superato il punto nodale emerso dalle dichiarazioni acquisite, secondo cui era stato Niko Iannuzzi a innescare la lite minacciando L.P di accoltellarlo se non avesse spostato la macchina, condotta che aveva determinato lo sguardo di Bembo rivolto a Iannuzzi e agli altri occupanti dell’auto Volkswagen Golf, con il suo susseguente avvicinamento, l’uscita dal veicolo di Iannuzzi e dei fratelli Sciarrillo e la successiva colluttazione culminata con l’inflizione a Bembo dei fendenti al torace, al dorso e alla gola”. Inoltre hanno aggiunto anche che: “In questo quadro, secondo i giudici dell’appello cautelare, il fatto che Bembo non avesse subìto passivamente l’aggressione era già stato rilevato e valutato nella fase di emissione dell’ordinanza genetica, avendo i due indagati riportato, a loro volta, lesioni: restava il fatto che la vittima era disarmata e si era difesa colpendo a mani nude, mentre i tre antagonisti, essendo in auto, avrebbero potuto allontanarsi evitando lo scontro”. In sintesi questi i motivi che hanno indotto i giudici della I Sezione Penale della Corte di Cassazione a rigettare il ricorso del penalista Gaetano Aufiero contro l’ordinanza del Tribunale di Napoli, che il 27 ottobre 2023, aveva accolto l’appello proposto dal Procuratore della Repubblica di Avellino contro l’ordinanza emessa dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Avellino il 28 luglio 2023 con cui era stata disposta la sostituzione della misura della custodia in carcere con quella degli arresti domiciliari per Niko Iannuzzi e Luca Sciarrillo. La settimana prossima ci sarà anche una nuova udienza del processo in corso davanti alla Corte di Assise di Avellino presieduta dal giudice Gian Piero Scarlato. In quella sede è prevista la proiezione del video dell'aggressione a Bembo.