Ariano: Un film dossier sulle carceri e gli scontri religiosi

La storia di chi ha pagato il suo conto con la giustizia e ora ha un lavoro, una nuova vita

ariano un film dossier sulle carceri e gli scontri religiosi

Un film dossier sulle carceri e gli scontri religiosi tra Islam e cattolicesimo. E’ stato proiettato alla presenza di detenuti extracomunitari nel carcere Campanello di Ariano Irpino...

Ariano Irpino.  

Una storia di riscatto. Un film quello del regista Marco Santarelli, con Mehdi Meskar e Roberto Citran e Luciano Miele proiettato nel carcere Campanello di Ariano Irpino, ispirato ad una vicenda realmente accaduta, quella di Samad, un giovane musulmano, diviso tra il senso di colpa per una vita sbagliata e il desiderio di cambiare.

Le proiezioni ad Avellino e Ariano Irpino, sono state organizzate in collaborazione con il Cinecircolo Santa Chiara, la Caritas di Avellino e Ariano Irpino. Un film sostenuto da Antigone, l’associazione che si batte per i diritti e le garanzie nel sistema penale.

Samad (Mehdi Meskar). Ha pagato il suo conto con la giustizia e ora ha un lavoro, una nuova vita. Padre Agostino (Roberto Citran), suo amico e mentore, lo invita in carcere perché possa essere di ispirazione per i suoi compagni, come esempio di reinserimento, perché possa raccontare la nuova vita da uomo libero. Ma è la giornata sbagliata: una rissa fa esplodere la rabbia e il risentimento dei detenuti, che decidono di barricarsi nella biblioteca del carcere. Samad si troverà a dover scegliere chi essere: musulmano o cristiano, complice oppure ostaggio.

Organizzazione come sempre impeccabile da parte del responsabile dell'area trattamentale del penitenziario arianese Arcangelo Zarrella

"Un film molto intenso che fa riflettere - ha detto la direttrice del carcere arianese Maria Rosaria Casaburo - viene trattato il tema eterno dell'essere umano, il libero arbitrio, ambientato in un carcere, la difficoltà di reinserirsi. Ed è un film che riguarda anche la precarietà di ogni scelta."

Fede si al di là della religione. Don Roberto Di Chiara, cappellano del carcere Campanelli: "Il fatto che noi tutti quanti crediamo in un unico Dio, che però ci lasciamo ingabbiare dalle nostre convinzioni, dalle nostre regole. Invece il Dio in cui crediamo, va oltre questi schemi. Ed è davvero interessante, ci può aiutare a trovare un punto di accordo tra quelli che possono essere i modi di pensare differenti."