di Paola Iandolo
“Nessuna traccia di mafiosità nelle condotte di Barone e Forte”. Questa in sintesi la conclusione degli avvocarti Caterina Migliaccio, Claudio Botti e Roberto Saccomanno che hanno discusso nel processo denominato Aste Ok. L'avvocato Caterina Migliaccio, difensore di Antonio Barone, che ha chiesto di “soffermarsi sulle prove”.
Per l'avvocato Claudio Botti: "La nuova accusa mossa nei confronti di Antonio Barone dal pm dell'antimafia è un segno di debolezza dell'impianto accusatorio. All’ avvocato Barone sono contestate due aste, senza l’aggravante mafiosa".
“Le condotte di Livia Forte non hanno nulla a che vedere con condotte mafiose o camorristiche”. E’ un passaggio chiave della lunga discussione dell'avvocato Roberto Saccomanno, difensore di Lady Aste, che dopo aver analizzato tutti i capi di imputazione contestati alla sua assistita: “Gli esecutati non hanno mai detto di aver esaudito le richieste di Forte perché era intervenuto il clan. Gli esecutati non hanno mai subito minacce o intimidazioni. Livia Forte non ha bisogno dei Galdieri per turbare le aste. Questa storia dei baba’ era antecedente al presunto patto con i Galdieri, li faceva gia’ prima. Forte Livia non usa il potere di intimidazione che gli deriva dall appartenenza al clan Non usa il clan quando viene strattonata per non dire picchiata da alcuni esecutati all’interno dell’ufficio di un notaio, chiama i Carabineri e non stiamo parlando di qualche altra cosa. Forte Livia non si serve del clan quando cerca di liberare tre immobili acquisiti all’ asta e subisce le minacce dello stesso. Non puo’ essere intranea al clan perché non si è servita del clan e il clan non ha ricevuto benefici da queste condotte. I tre difensori hanno chiesto l'assoluzione per i loro assistiti coinvolti nell'inchiesta sulle aste giudiziarie.
Con le ultime discussioni si torna in aula il 3 maggio quando è prevista la sentenza per i 21 imputati.