La tragedia di Avellino, Fruncillo: "Facciamo doverosa autocritica"

La morte di Costantino e Alessandra: "Ferita che confido lasci una profonda cicatrice in tutti noi"

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Ines Fruncillo (Presidente FdI Avellino): «La tragedia di Costantino e Alessandra rappresenta una ferita che confido lasci una profonda cicatrice in tutti noi. Facciamo una doverosa autocritica».

Avellino.  

«La tragica e drammatica morte di Costantino e Alessandra, avellinesi, irpini come noi, rappresenta una ferita che spero sia destinata a lasciare in tutti noi una cicatrice profonda. 

Siamo palesemente di fronte ad un padre lasciato troppo solo per gestire i problemi della figlia, e ad una ragazza psicologicamente fragile, affetta, forse, da una patologia difficile e complessa da diagnosticare e curare, un nemico subdolo che si insinua non solo nelle vite di chi ne soffre, ma colpisce le famiglie, quei genitori che, abbandonati al loro triste destino dalle istituzioni, devono portare sulle spalle un peso che, ogni giorno di più, rischia di farsi insostenibile. 

Lo scrive in una nota Ines Fruncillo, Presidente Provinciale Avellino, Fratelli d’Italia

Incredulità sconcerto e dolore sono sentimenti che ci accomunano, ma facciano il paio, però, con attente riflessioni, che non devono sfociare nella retorica.

Se davvero siamo di fronte ad una giovane donna con disagi mentali, e per altro già in cura presso professionisti specializzati, dobbiamo doverosamente chiederci in che modo i servizi sociali avrebbero potuto comprendere la gravità della situazione e fare la loro parte affinché tutto questo non accadesse. 

Sia chiaro, sarebbe troppo facile lanciare accuse gratuite. Quando una famiglia, se fosse accertato, deve gestire un malato affetto da patologie psichiatriche, ha bisogno del sostegno dell’intera comunità.

E allora i parenti, gli amici, i vicini di casa, possono e devono rappresentare un tramite indispensabile per allertare le istituzioni, ma anche per provare a lenire angoscia, stress e dolore, perché nessuno deve voltarsi dall’altra parte, seppur preso dalla quotidianità dei propri problemi.

La politica, naturalmente, ha il ruolo più importante. Possiede, almeno sulla carta, gli strumenti per comprendere e intervenire, laddove, però, il malato non è solo una fredda cartella clinica, ma in questo caso aveva il volto di una giovane donna, sognatrice, fin troppo desiderosa di una vita normale, ma forse incapace, per colpe certo non sue, di rapportarsi fino in fondo con una realtà dove si corre veloce, dove non ci si ferma più a leggere il dolore negli occhi di chi soffre davvero.

La differenza, qui, deve farla anche quella indispensabile componente di umanità che troppo spesso la politica, ha in parte smarrito, nella delicata gestione dei problemi della comunità. 

Una politica che non può essere solo fredde leggi, numeri, burocrazia, cariche, ma può e deve raccontare la sensibilità di uomini, donne, professionisti, padri e madri, pronti a tendere una mano».