Truffa nelle strutture di accoglienza, arrivano le richieste di condanna

Sono stati chiesti 3 anni e 10 mesi di reclusione per una dipendente della Prefettura

truffa nelle strutture di accoglienza arrivano le richieste di condanna
Avellino.  

Truffa nelle strutture di accoglienza, arrivano le richieste di condanna. Per il gestore di varie strutture di accoglienza sono stati chiesti 3 anni e 10 mesi di reclusione, oltre ad una multa di 4mila euro, difeso dagli avvocati Nello Pizza e Gerardo Di Martino per la dipendente della Prefettura di Avellino – difesa dall’avvocato Mimmo Iommazzo - è stata invocata la condanna ad un anno e tre mesi di reclusione per rivelazione di segreti d’ufficio. Richiesta di assoluzione per il funzionario della prefettura di Avellino e per il dipendente dell’ufficio territoriale di Governo accusati di falso materiale e falso ideologico e difesi dall’avvocato Raffaele Michele Gala.  

La ricostruzione

Inizialmente erano 23 gli imputati coinvolti in questa inchiesta ed accusati, a vario titolo, di abuso in atti d’ufficio, frode nelle pubbliche forniture, truffa, falso ideologico e materiale, rivelazione del segreto d’ufficio e malversazione a danno dello Stato. Dall’inchiesta era emerso che i pubblici ufficiali incaricati dalla Prefettura di Avellino di verificare la regolarità dell’esecuzione delle prestazioni presso i centri, durante un’ispezione, attestavano falsamente la correttezza dell’esecuzione dei servizi resi da una delle strutture gestite da C.P. che dolosamente non eseguiva le prestazioni previste dal capitolato.

In particolare i due pubblici ufficiali non avrebbero evidenziato le carenze igienico sanitarie della struttura, la presenza di tracce d’umidità, la carenza di erogazione dell’acqua calda. Infatti gli ospiti erano costretti a riscaldare l’acqua con dei pentoloni. Inoltre la dipendente della prefettura di Avellino, in veste di pubblico ufficiale, rivelava una notizia d’ufficio, nota esclusivamente alla prefettura di Avellino, all’imputato C. P. difeso dagli avvocati Nello Pizza e Gerardo Di Martino. La rivelazione della visita ispettiva prevista presso una struttura di accoglienza, consentiva all’indagato di ottenere un ingiusto vantaggio patrimoniale, scongiurando la chiusura del centro.