Rapinato e ucciso sotto gli occhi della fidanzata: il coraggio di Angelo Grasso

Ariano non dimentica il poliziotto eroe

Lo Stato non dimentica un suo eroe...

Ariano Irpino.  

Una corona di alloro dal capo della polizia Vittorio Pisani, il dolore indelebile dei familiari a partire dalla mamma Viola, le parole commosse del vice questore Maria Felicia Salerno e del vice sindaco Grazia Vallone

Ariano ha reso omaggio ad Angelo Grasso, il poliziotto ucciso a Roma durante una rapina 36 anni fa. La commemorazione come sempre, semplice ma toccante si è svolta all'interno del cimitero del tricolle. A rendere omaggio ad Angelo, da Avellino il presidente dell'Anps, cavaliere commissario Angelo Perrone insieme al segretario Domenico Di Modugno, i consiglieri Giovanni Vottariello, Eugenio Sparano, Giovanni Carpenito, Flaminio Brogna, i sindaci Giuseppe Belfiore, Generoso De Prizio, il socio Gerardo Iannuzzi. Dalla questura di Avellino sono giunti l'ispettore capo Ciro Nappa, gli assistenti capo coordinatore Vincenzo Spagnuolo e Grazio De Lucia. In alta uniforme gli assistenti capo Patrizia Riccio e Michele Calandrini

Era il 23 gennaio 1988 quando una mano assassina, fece fuoco contro il giovane poliziotto arianese, uccidendolo a Roma, sull’Appia antica, sotto gli occhi della fidanzata, durante una rapina compiuta ai suoi danni.

Angelo, libero dal servizio, si era appartato con la sua fidanzata. Ad un tratto quell’incontro era stato interrotto dall’arrivo di due giovani con il volto coperto da passamontagna. Alla vista dei malviventi l’agente Grasso non era rimasto impassibile, non poteva. Non era un giovane qualunque, era un poliziotto, doveva opporsi ai suoi rapinatori con tutte le sue forze. E al rifiuto di consegnare quei soldi e gioielli, i due delinquenti avevano fatto fuoco contro l’auto di Angelo, una fiat ritmo, che il giovane aveva da poco acquistato. Anche Grasso, estratta la pistola, aveva sparato. Ma i proiettili dei due rapinatori lo avevano già ferito mortalmente.

Una scena raccapricciante e difficile da dimenticare 

Terrorizzata, la fidanzata, resasi conto della gravità della situazione, era riuscita a spostare il corpo già senza vita di Angelo, sul sedile accanto, guidando per oltre tre chilometri fino a raggiungere il più vicino ospedale. Tutto si era rivelato purtroppo inutile.

Immediate le indagini

Il fratello Ottone, in servizio nell’arma dei carabinieri, aveva giurato vendetta. A distanza di nove mesi dal delitto furono arrestati dalla squadra mobile due giovani tossicodipendenti di 23 e 24 anni, ritenuti colpevoli dell’omicidio.