Aste Ok, l’ingegnere Formisano: "Devi dire che questa cosa non l’hai mai detta"

In aula le conversazioni che inchioderebbero l’ingegnere di Serino

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Avellino.  

di Paola Iandolo 

“Devi dire che questa cosa non l’hai mai detta! Devi dire che questa cosa l’hai detta perché i carabinieri ti hanno indotta a dirla”. A parlare in aula è il capitano della guardia di finanza di Napoli che ha effettuato le indagini integrative su Gianluca Formisano – difeso dall’avvocato Carlo Taormina - finito in carcere giovedì scorso dopo la decisione del tribunale di Avellino di aggravare la misura per l’imputato nel processo Aste Ok. Il capitano ha ripercorso in aula il contenuto dei messaggi whatsapp intercorsi tra lui e l’altra indagata C.D.N che insieme al padre C.D.N accusò i carabinieri del nucleo operativo di Avellino. Posizioni poi archiviate dal tribunale di Piazzale De Marsico. Inoltre dalla lunga deposizione in aula del finanziere è emerso che le accuse mosse contro i tre carabinieri erano state pilotate da Formisano. In particolare C.D.N in un messaggio inviato a Formisano (sottoposto al regime degli arresti domiciliari) scrive “stasera vogliamo sentirci a telefono per affrontare i diversi punti? Così facciamo un ripasso. E Formisano replica: “quando vuoi”.  Dichiarazioni riferite in aula dal testimone ascoltato oggi - fortemente contestate dal difensore di Formisano - emerse dalla documentazione aggiuntiva che ha determinato i giudici del collegio penale ad aggravare la misura per Formisano.

Le accuse

Dagli ulteriori accertamenti patrimoniali ed economici effettuati nel luglio scorso sul conto dei tre indagati, gli inquirenti hanno ritenuto che i tre testimoni della procura con le loro condotte abbiano agevolato il Nuovo Clan Partenio con consapevolezza pur perseguendo fini personali. In particolare gli inquirenti, grazie ad un lavoro di confronto di dati patrimoniali ed economici con le intercettazioni ambientali, sono riusciti a ricostruire le condotte dei tre nuovi indagati C.D.N, C.D.N. e D.M. Gli inquirenti sostengono che i tre in aula – durante la loro escussione – avrebbero raccontato il falso volutamente. I tre riferirono che i carabinieri (iscritti nel registro degli indagati per falso, corruzione e violenza privata, posizioni archiviate il 28 giugno) avevano riportato dichiarazioni differenti rispetto a quelle rese realmente durante le indagini. Con una serie di “non ricordo” riuscirono a bypassare, momentaneamente, le domande scomode poste dal pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia di Napoli. Ovvero C.D.N in aula sostenne di non ricordare se avesse o meno consegnato del denaro all’imputato Gianluca Formisano (difeso dall’avvocato Taormina) per desistere dal partecipare ad un’asta immobiliare. C.D.N. riuscì ad aggiudicarsi i beni finiti all’incanto, ma l’indomani - stando all’accusa – versò 5mila euro a favore di Formisano.

Si torna in aula il 6 dicembre.