Dramma nel carcere di Lauro, detenuta beve candeggina e rischia di morire

Gesto disperato di una 39enne: ora è fuori pericolo. Resta al Moscati sotto osservazione.

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Lauro.  

Una detenuta del carcere di Lauro, in provincia di Avellino, ha tentato di togliersi la vita ingerendo candeggina. La 39enne è stata immediatamente soccorsa da altre recluse e agenti in servizio e trasportata in ospedale ad Avellino, dove è giunta un codice rosso. Le sue condizioni ora sono notevolmente migliorate. "Sta bene nessun allarme", chiarisce il garante dei detenuti di Avellino Carlo Mele. Per la donna tanto spavento ma fortunatamente nulla di grave. L'istituto irpino è una sezione distaccata della Casa Circondariale di Avellin con custodia attenuata per madri detenute.

Ciambriello: "Basta bambini dietro le sbarre con le madri"

 La donna, di origini pugliesi, è in carcere dopo una condanna passata in giudicato a sei anni e tre mesi di reclusione per rapina. "È la spia del grave malessere psicologico delle madri detenute, nonostante condizioni detentive ben lontane da quelle che si vive negli istituti ordinari", commenta Samuele Ciambriello, garante regionale della Campania delle persone detenute che martedì scorso, in video-chiamata, aveva parlato anche con la donna. "Da quel colloquio -riferisce il Garante- nulla lasciava presagire la prostrazione che ha indotto la 39enne a tentare il suicidio. Era apparsa apparentemente rincuorata per il fatto che tra pochi mesi avrebbe potuto usufruire di permessi. Evidentemente lo stigma di crescere i propri figli in carcere costruisce giorno dopo giorno una sofferenza latente ma profonda che finisce poi per esplodere". Ciambriello chiede di porre fine "alla surreale situazione dei bambini in carcere". Nella casa circondariale di Lauro sono detenute nove donne, quattro italiane e cinque straniere, insieme ai loro undici figli. Negli istituti italiani a custodia attenuata, in Lombardia, Piemonte, Puglia, Umbria, Veneto e Campania (Lauro) le donne detenute sono 21 e 23 i bambini.