Nuovo Clan Partenio, le difese: "senza violenza non vi è camorra"

Si torna in aula domani quando discuteranno altri difensori degli imputati

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Avellino.  

 

 

di Paola Iandolo 

"Le conversazioni intercettate non ci forniscono alcuna prova dell'accusa contro Giovanni Volpe”. A chiarirlo è l’avvocato Raffaele Tecce che stamattina ha svolto la sua arringa difensiva per il suo assistito. Nei passaggi della discussione l’avvocato Tecce ha precisato che “l’unica cosa che emerge per Volpe e che ha accompagnato Ernesto Nigro sul cantiere finito al centro dell'indagine condotta dalla direzione distrettuale”. L’avvocato Tecce ha cercato di smontare le accuse mosse nei confronti di Volpe: “è evidente che, in assenza di prove incontrovertibili dei reati contestati, questo processo si basa solo su supposizioni. Non si comprende nemmeno quale sia stato il contributo fornito da Volpe alla consorteria criminale denominata Clan Partenio”. Infine anche l’avvocato Tecce si è soffermato sull’insussistenza del metodo mafioso ritenendo che le condotte contestate a Volpe “fossero manchevoli di qualsiasi tipo di violenza”.

L’arringa di Alberico Villani

L’avvocato Alberico Villani, difensore di Ernesto Nigro, Giuseppe Moscatiello, Giuseppina Nigro e Mario Rosania, ha espresso molte perplessità riguardo all'accusa e alle prove presentate dalla pubblica accusa. "Ci sono delle questioni che mi sono apparse delle forzature da parte dell'accusa", ha dichiarato l'avvocato Villani che ha anche lui ha ritenuto del tutto inconsistente l’accusa di associazione mafiosa in quanto a suo avviso “non vi è alcun riscontro della presenza camorristica sul territorio”. Secondo l’avvocato, l'imputazione a Ernesto Nigro basata sulle intercettazioni non ha trovato alcuna conferma nella realtà. Inoltre, ha espresso perplessità sul fatto che molte figure importanti per l’indagine non siano state esaminate in modo adeguato, nemmeno per verificare se avessero una conoscenza dell'imputato. L’avvocato Villani nel corso della sua arringa ha fatto un confronto con il caso “Mafia Capitale” per mettere in evidenza la differenza dell’approccio investigativo impiegato. “In sede di controesame, gli inquirenti hanno scelto di portare in aula solo alcuni soggetti a discapito di altri”, ha affermato l’avvocato. "Nel caso di “Mafia Capitale”, ero assolutamente certo della presenza di un'attività criminale. Se ad Avellino ci fosse stata un’associazione criminale in grado di applicare il vero metodo mafioso sul territorio, sarebbe stata subito rilevata dagli inquirenti”. L’avvocato difensore, con tono deciso, ha contestato l'accusa di affiliazione nei confronti di Nigro Ernesto, mettendo in dubbio la volontà dell'imputato di unirsi alle presunte associazioni criminali presenti nel territorio”.