di Paola Iandolo
La pubblica accusa la riteneva responsabile del reato di maltrattamenti in famiglia. Condotte delittuose poste in essere nei confronti delle due figlie minorenni (all’epoca dei fatti). Con questa grave contestazione, una 50enne di Avellino, era stata tratta a giudizio e il pubblico ministero, al termine della sua requisitoria, ne aveva invocato una condanna a tre anni di reclusione. Ma la donna, difesa dall’avvocato Angelo Polcaro, all’esito del processo di primo grado è stata assolta con formula piena “perché il fatto non sussiste”. Una vicenda umana travagliata quella in cui, suo malgrado, è incappata la donna, che a seguito della separazione con l’ex marito, vedeva deteriorarsi anche il rapporto con le sue due figlie. Stando all’assunto accusatorio, la donna, con condotte reiterate nel tempo, avrebbe costantemente ed abitualmente maltrattato le sue figlie, rendendo il loro regime di vita intollerabile. Vessazioni e afflizioni continue che avrebbero cagionato alle stesse sofferenze fisiche e psicologiche, tali da rendere loro la vita impossibile, in guisa da minarne la serenità e rendere improseguibile la convivenza con la madre. Offese, epiteti irripetibili e imprecazioni costanti, nei confronti delle due figlie già provate dalla separazione dei genitori sarebbero state poste in essere dalla donna. Inoltre - stando a quando sostenuto dagli inquirenti- la donna sarebbe venuta meno al suo dovere di assistere le figlie in quanto le avrebbe lasciate spesso a casa da sole, malgrado la loro minore età (15 e 12 anni) costringendo in tal modo la più grande a fare le pulizie di casa, fare da mangiare per sè e per la sorella. Tutte queste condotte poste in essere dalla donna, avevano causato disagio psichico alle minori, spingendo la più piccola delle figlie anche a compiere atti di autolesionismo. Peraltro le gravi condotte alla stessa ascritte, avevano portato anche ad una revoca della potestà genitoriale e all’allontanamento delle ragazzine dalla madre. Il procedimento prese il via a seguito di una segnalazione da parte dei servizi sociali di Avellino, che ritennero opportuno avvisare della vicenda l’autorità giudiziaria che immediatamente aprì un’inchiesta. Condotte gravissime, che restituivano il quadro di una madre snaturata e senza scrupoli.
La difesa
Accuse, però, integralmente decadute durante il processo in quanto dettagliatamente scardinate e confutate nell’articolata difesa spiegata dall’avvocato Angelo Polcaro. Invero, mediante l’escussione di alcuni testi il difensore è riuscito a provare che il quadro indiziario a carico della donna era del tutto insussistente, atteso che giammai la 50enne aveva deliberatamente e unilateralmente sottoposto le sue due figlie a vessazioni e angherie o sofferenze fisiche. Anzi era stata la stessa donna esasperata da una forte e continua conflittualità soprattutto con la più piccola delle figlie - che non aveva mai accettato la fine del rapporto matrimoniale tra i genitori - a chiedere aiuto alle istituzioni e segnatamente ai servizi sociali, sottoponendosi - pur di recuperare il rapporto con loro - ad un percorso di sostegno alla genitorialità. Del resto, entrambe le figlie successivamente avevano deciso di far ritorno presso l’abitazione della madre. Dunque in accoglimento delle richieste difensive, esplicitate dall'avvocato Angelo Polcaro, il Giudice monocratico del Tribunale di Avellino Lorenzo Corona, ha mandato assolto la donna dal delitto di maltrattamenti in famiglia aggravati, perché il fatto non sussiste.