Raid punitivo nel carcere di Bellizzi: rigettato il ricorso in Cassazione

L’agente penitenziario resta sottoposto all’obbligo di dimora

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Avellino.  

 

 

di Paola Iandolo 

I giudici della V sezione della Corte di Cassazione hanno rigettato la richiesta di annullamento dell’ordinanza del tribunale del riesame di Napoli nei confronti dell’agente penitenziario G.I. che avrebbe agevolato la spedizione punitiva ad avviso della pubblica accusa. Respinto dunque il ricorso presentato dall’avvocato Gaetano Aufiero.

L’attenuazione della misura degli arresti domiciliari

Per l’agente penitenziario G.I. (di Monteforte Irpino e difeso dall’avvocato Gaetano Aufiero) il gip lo scorso 23 marzo revocò gli arresti domiciliari e lo sottopose alla misura meno afflittiva dell’obbligo di dimora. G.I. fu coinvolto nell’inchiesta sul pestaggio di un detenuto ristretto nel carcere di Bellizzi Irpino, insieme ad altri due suoi colleghi, L.V.  e U.M. nel dicembre del 2022. I tre furono sottoposti agli arresti domiciliari.

Le accuse

I tre agenti penitenziari sono accusati di falso ideologico e lesioni aggravate per non aver fatto nulla per impedire l’aggressione e per aver riportato nella relazione da consegnare al comandante di sezione, una ricostruzione dei fatti completamente diversa dalla realtà e lacunosa. Circostanza che insospettì il comandante di sezione che andò subito a verificare le immagini delle telecamere di videosorveglianza. Ma ad incastrare i tre alle proprie responsabilità è stata la denuncia presentata dalla vittima del brutale pestaggio subito da altri detenuti nel carcere di Bellizzi Irpino, con la complicità degli agenti penitenziari.

Gli altri indagati

Gli altri indagati, i detenuti ritenuti i responsabili dell’aggressione, sono L. V. di Pago del Vallo di Lauro considerato dagli inquirenti vicino al clan Sangermano, G.M., G. R. e A. S., tutti e tre di Napoli detenuti per altre cause.  Dalle intercettazioni captate dagli inquirenti è emerso – ad avviso del gip Fabrizio Ciccone, che ha firmato le misure cautelari - «l’intimo rapporto confidenziale intrattenuto dai tre pubblici ufficiali con i detenuti autori del pestaggio e la piena condivisione ed approvazione delle finalità dello stesso, a dimostrazione quasi di una loro diretta compenetrazione con l’ambiente criminale nella quale è maturata la brutale aggressione». Inoltre dalle intercettazioni captate tra uno dei tre agenti arrestati e un altro che li aveva invitati a desistere, facendoli riflettere che era una cosa tra detenuti emerge la piena condivisione del gesto.

Le intercettazioni

L’agente penitenziario G.I. di tutta risposta intercettato il 16 marzo 2022 afferma: “dopo la richiesta di L.V. e compagni di coadiuvarli nel pestaggio ho cercato di dissuaderli e di replicare affermando di non poter aderire, trattandosi di regolamenti di conti tra detenuti, ma poi ho accettato dopo che anche gli atri agenti hanno detto “ammo fa… ammo fa quello è na merda se l’è cantata”.