Giro di usura Clan Cava, l'imprenditore: "Acunzo mi puntò la pistola in gola"

La prossima udienza è fissata per il 12 maggio

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Pago del Vallo di Lauro.  

 

 

di Paola Iandolo 

“Chiesi l’intervento di Aniello Acunzo (affiliato al clan Cava, successivamente diventato collaboratore di giustizia deceduto nel maggio del 2021) per far sì che Francesco Maione accettasse le cambiali firmate da me e non da mia moglie, ma venni colpito alla tempia con il calcio della pistola, Ma alla fine Acunzo mi disse che dovevo fare quello che diceva Maione”.  Il racconto choccante di un imprenditore nolano reso in aula davanti al tribunale di Avellino, in composizione collegiale presieduto dal giudice Sonia Matarazzo. “Ero finito in un giro di usura e avrei dovuto restituire 170mila euro per ogni 100mila euro ricevuti in prestito, alla fine però non ce l’ho fatta e chiesi di poter saldare con delle cambiali, cosa che non fu accettata e allora decisi di denunciare tutto alla guardia di finanza”.

L'inchiesta Dda 

Il processo ha preso il via dopo le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Aniello Acunzo su un giro di estorsioni ed usura avviato negli anni a cavallo tra il 2009 e il 2012 dal gruppo guidato da Salvatore Cava jr e successivamente al suo arresto - nel maggio del 2010 -dal cugino Florio Galeotalanza. Il processo vede alla sbarra degli imputati Salvatore Cava, il figlio del boss Biagio, il cugino Florio Galeota Lanza, Francesco Maione, accusati a vario titolo sono associazione di tipo mafioso e, in modo particolare, quello di usura aggravata dal metodo mafioso. Si torna in aula il 12 maggio per ascoltare altri due collaboratori di giustizia.