Processo Aste Ok, il ruolo dei Galdieri e quello di Livia Forte

Secondo l’accusa c’era un accordo per la spartizione degli introiti. Per la difesa Forte era vittima

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Avellino.  

“I Galdieri non avevano alcun ruolo nell’affare delle aste e non vi era alcun patto con Livia Forte e Armando Aprile”. A sostenerlo la difesa di Lady Aste, che precisa che i Galdieri si occupavano di altre attività ma non delle aste che si svolgevano presso il tribunale di Avellino. Circostanze emerse dalla mole enorme di intercettazioni ambientali e telefoniche effettuate dai militari dell’Arma del nucleo operativo di Avellino. 

Determinanti, ad avviso della difesa, le dichiarazioni rese dal maresciallo dei carabinieri, in sede di controesame, che si è svolto ieri in aula, nel corso della penultima udienza svoltesi nell'aula bunker del carcere di Poggioreale, Ticino 3, che ha confermato il contenuto delle intercettazioni. 

Secondo la difesa dell'imputata Forte, era lei stessa vittima delle estorsioni dei Galdieri, dunque, una loro vittima. 

I pubblici ministeri della Direzione antimafia di Napoli, Simona Rossi e Henry Jhon Woodcock stanno portando avanti con tenacia, invece, la loro tesi accusatoria, cioè quella dell'accordo tra i Galdieri e la Forte. 

 Dall’altro canto l’avvocato dell’imputato Nicola Galdieri, il penalista Gaetano Aufiero ha sempre sostenuto che l’imputata Livia Forte non ha mai subito alcun tipo di estorsione. Il processo è nel pieno del dibattimento e la prossima udienza è stata fissata per il tre febbraio, dopodiché passerà nell'aula del tribunale di Avellino.