Da Nicola Mancino a Matteo Piantedosi, c'è sempre un irpino in prima linea nei successi ottenuti nel Paese nella lotta alla mafia. L'ex presidente del Senato da Ministro dell'Interno coordinò le operazioni che portarono alla cattura di un sanguinario capo cosca come Totò Riina. Fu uno successo importante.
Sono passati trent'anni da quando il boss corleonese venne catturato a Palermo il 15 gennaio del 1993 dopo 24 anni di latitanza. Il primo passo della offensiva dello Stato contro Cosa nostra dopo le stragi del '92 in cui caddero i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino assieme agli agenti di scorta.
Quando con Mancino Ministro venne arrestato il boss corleonese
Ma con Mancino alla guida del Ministero dell'Interno venne anche assicurato alla giustizia un altro tra i più pericolosi capi di Cosa nostra come Nitto Santapaola. Inoltre, sempre durante il suo mandato venne modificato l'articolo 41-bis, che stabiliva condizioni di carcere duro per i boss mafiosi, e vennero sciolti decine di consigli comunali per infiltrazioni mafiose.
Piantedosi, un altro irpino in prima linea nella lotta alla mafia
Oggi tocca all'irpino Matteo Piantedosi, che porta Pietrastornina nel cuore, gioire per questo straordinario risultato per la cattura di Matteo Messina Denaro. “Grandissima soddisfazione per un risultato storico nella lotta alla mafia", ha dichiarato Piantedosi appena appresa la notizia dell'arresto di Matteo Messina Denaro al suo arrivo ad Ankara per incontrare il suo omologo turco. "Complimenti - ha aggiunto - alla Procura della Repubblica di Palermo e all'Arma dei Carabinieri che hanno assicurato alla giustizia un pericolosissimo latitante. Una giornata straordinaria per lo Stato e per tutti coloro che da sempre combattono contro le mafie".
A Piantedosi sono arrivati complimenti da ogni parte. Per l'Irpinia un'altra grande soddisfazione per aver segnato un traguardo davvero straordinario nella lotta alla mafia.